Costi alle stelle per le aziende. Il gasolio supera il prezzo del latte

La corsa senza sosta del prezzo del petrolio ha messo a segno un altro poco confortante record. Un litro di gasolio alla pompa costa ormai più di un litro di latte al dettaglio, genere di prima necessità consumato soprattutto da bambini e da anziani. Per non parlare poi del latte alla stalla, il cui prezzo al litro è poco meno di un quarto di quello del gasolio. La denuncia è venuta dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori durante i lavori della seconda Conferenza economica di Lecce. I prezzi sui campi -è stato sottolineato- continuano a segnare consistenti diminuzioni, mentre il “caro-petrolio” sta avendo effetti devastanti non solo per gli automobilisti, ma anche per gli agricoltori. Basti pensare che l’impennata dei carburanti, in particolare del gasolio, che ha ormai raggiunto livelli vertiginosi, si è trasformata nei primi cinque mesi dell’anno, per le imprese agricole, in una “bolletta” di circa 300 milioni di euro. Un costo che rispetto alla fine del dicembre scorso è cresciuto di quasi il 30 per cento.

Aziende in crisi – Le imprese che più hanno risentito dei rincari energetici -sostiene la Cia- sono quelle zootecniche (specie da latte), dove i consumi di combustibile hanno fatto sentire i loro effetti devastanti, soprattutto per quello che concerne il riscaldamento delle stalle e gli impianti di mungitura. Stesso discorso per le serre con coltivazioni di ortaggi, fiori e piante, dove è massiccio l’uso del gasolio. Quindi, come per la pesca e per l’autotrasporto, anche per l’agricoltura -sottolinea la Cia- il rincaro del gasolio ha un’incidenza notevole, visto che viene utilizzato sempre di più nell’attività aziendale e nella lavorazione dei terreni. Nel dettaglio, si nota che nella “voce” prodotti petroliferi, nello scorso mese di aprile, le aziende agricole -rimarca la Cia- hanno visto crescere i costi dei lubrificanti del 10,2 per cento, quelli dei carburanti del 7,2 per cento e quelli dell’energia elettrica del 5 per cento. Livelli che in maggio dovrebbero segnare un ulteriore pesante aumento, anche in considerazione dei rincari che si sono verificati nelle ultime settimane.

Calano i prezzi all’origine – Completamente diverso il discorso dei listini dei prezzi all’origine in agricoltura, che proseguono il loro trend al ribasso. I cali congiunturali più significativi sono stati rilevati per la frutta e gli ortaggi che a maggio, su base mensile, hanno segnato contrazioni del 7,8 per cento e del 6,8 per cento. Consistente anche la riduzione dei prezzi dei cereali, in calo del 5,6 per cento rispetto ad aprile. Per il frumento duro, soprattutto, la diminuzione è risultata del 13,9 per cento, mentre i prezzi alla produzione del frumento tenero hanno segnato una riduzione del 9,5 per cento. Anche per il granoturco si rileva una contrazione dell’1,4 per cento, che è apparsa ancora più marcata per l’orzo (meno 6,1 per cento). Per i vini il calo è stato dell’1,5 per cento, contro il meno 2,3 per cento degli oli di oliva. In calo dello 0,6 per cento anche le coltivazioni industriali. Analogamente -segnala la Cia- per i prodotti del comparto lattiero-caseario sono emerse a maggio diffuse riduzioni di prezzo (meno 4,7 per cento il burro) e nel complesso la diminuzione è stata dello 0,4 per cento.

 

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