Pesticidi, entro il 2018 bandite 22 sostanze considerate nocive

Entro il 2018 sarà vietato l’utilizzo in Europa di 14 pesticidi, già autorizzati ma ora considerati nocivi, mentre altri otto rischiano il divieto in considerazione del fatto che sono ancora in corso gli studi che provano il loro effetto negativo sulla salute. Il parlamento di Strasburgo ha infatti approvato oggi, con una maggioranza schiacciante, la proposta di regolamento, che potrà essere applicato direttamente negli Stati membri, promossa dalla Commissione europea e adottata dal Consiglio dei ministri nel dicembre scorso, che rivede l’attuale regime di autorizzazione a commercializzare pesticidi nell’Unione europea. Approvata inoltre anche una direttiva, che dovrà essere recepita nell’ordinamento dei diversi Paesi della Ue, che fissa nuove disposizioni sull’uso sostenibile di questi prodotti e per ridurre il loro impatto sull’ambiente attraverso la promozione di soluzioni alternative.

Pesticidi al bando – Per quanto riguarda i pesticidi dichiarati pericolosi o potenzialmente tali, la loro messa al bando non sarà immediata: la possibilità di utilizzarli cesserà infatti alla scadenza delle attuali autorizzazioni. In particolare a essere messi al bando, grazie ai nuovi criteri di valutazione dei rischi definiti dall’Agenzia chimica svedese, saranno diversi perturbatori endocrini, ovvero sostanze in grado di scombussolare gli equilibri ormonali. Questi infatti non potranno più ottenere l’autorizzazione alla vendita sul territorio comunitario, quando vi saranno almeno due conseguenze patologiche dimostrate in esperimenti con una sola specie animale. Mentre sarà possibile vietare queste sostanze anche con un solo effetto patologico dimostrato se vi saranno in più altri effetti osservabili su qualunque organo.
Tra i pesticidi che rientrano nel primo gruppo di sostanze attive ci sono Molinate, Tepraloxydim e Tralkoxydim usate negli erbicidi, e l’Epoxiconazolo usata nei fungicidi. Nel secondo gruppo ci sono, invece, le sostanze come Amitrolo e Ioxynil usate negli erbicidi, Iprodion, Mancozeb, Maneb, Metconazolo, e Tebuconazolo nei funghicidi, e la Thiacloprid utilizzata negli insetticidi.

Le novità – La nuova normativa europea metterà poi al bando sostanze dichiaratamente tossiche, cancerogene, mutagene e pericolose per la riproduzione, oppure principi attivi persistenti, bioaccumulative e tossiche (Pbt), o ancora inquinanti organici persistenti (Pop). In ogni caso le 22 sostanze che al momento rischiano di essere bandite dalla vendita in Europa rappresentato appena il 5% del totale autorizzato. Il regolamento approvato prevede inoltre che il territorio comunitario sia suddiviso in tre grandi fasce geografiche (Nord, Centro e Sud): i pesticidi autorizzati in una di queste aree lo saranno in tutti i Paesi che appartengono a quella fascia geografica, ma potranno essere proibiti nelle altre due aree. Per quanto riguarda invece la direttiva, questa prevede che ogni Stato della Ue presenti dei piani di riduzione del loro impiego, con obiettivi quantitativi e tempi di attuazione, e che sia promosso il ricorso a sistemi alternativi di protezione integrata delle colture. Stabilito anche il divieto di diffusione aerea dei pesticidi, ma con la possibilità di deroga che dovranno essere richieste e autorizzate dagli Stati membri. L’uso dei pesticidi dovrà essere vietato, o ridotto al minimo, anche nei parchi, giardini pubblici, impianti sportivi e ricreativi. Ciascun governo della Ue potrà infine proibire l’uso di un particolare pesticida in zone ecologicamente sensibili, in presenza di falde acquifere da proteggere o in aree ad alta densità abitativa.

Il commento di Agrofarma – In merito all’approvazione da parte del Parlamento Europeo della modifica della Direttiva 91/414, Agrofarma, Associazione nazionale imprese agrofarmaci che fa parte di Federchimica, desidera precisare quanto segue:  la nuova normativa è inutilmente penalizzante perché impedisce l’utilizzo di prodotti fitosanitari che sono appena stati completamente analizzati e definiti sicuri dai massimi esperti europei, usati da sempre e in sicurezza in agricoltura. Il mancato impiego di questi prodotti causerà sostanziose perdite di raccolti, Nomisma nel suo XI Rapporto sull’Agricoltura stima perdite per  gli agricoltori da un minimo del 25%  fino in qualche caso addirittura del 100%. Il calo della produzione agricola italiana favorirà l’importazione di prodotti agricoli extra europei che ovviamente non garantiscono gli stessi standard di sicurezza e qualità, sotto ogni punto di vista. Pertanto la normativa, a dispetto del suo intento, finirà per mettere ancora di più a rischio la salute dei consumatori.

Il principio base della nuova normativa (pericolo vs rischio) – La nuova normativa si basa su una classificazione solo delle sostanze fatta a priori. Questo meccanismo classifica una sostanza solo sulla base della sua pericolosità intrinseca ma senza valutarne il rischio. La differenza tra pericolo e rischio è invece fondamentale. Per essere a rischio di sostanze dannose è necessario essere esposti ad un pericolo, che è qualcosa solo di potenzialmente dannoso. In altre parole, il rischio per il consumatore finale deve essere valutato non in astratto e solo in funzione della pericolosità delle sostanze, ma sulla base del livello massimo di residuo che può essere eventualmente ingerito assieme ai prodotti agricoli consumati nel corso di una normale dieta. Proprio su questo aspetto gli ultimi dati del Ministero della Salute sui residui di agrofarmaci negli alimenti confermano che in italia la situazione è molto positiva. L’86.4% degli ortaggi sono totalmente privi di residui, mentre il 12.9% presenta residui sotto il limite di pericolosità e quindi assolutamente sicuri. Stessa cosa per la frutta, con il 55.2% totalmente privo di residui e il 43.6% di residui sotto il livello di pericolosità e quindi assolutamente sicura.

Danni all’agricoltura – Altrettanto grave è poi il danno economico all’agricoltura italiana e al suo indotto, uno dei pochi settori che nel nostro Paese, sempre secondo Nomisma, era riuscito a crescere in modo significativo. La nuova normativa impoverirà questo comparto strategico, innescando una spirale di aumento dei prezzi che si ripercuoterà anche sui consumatori italiani, già duramente provati dalla crisi economica internazionale. Infine, si deve ricordare che l’utilizzo di agrofarmaci in Italia negli ultimi sedici anni si è già ridotto del 35%, per cui anche alla luce di questi dati si evince quanto questa normativa sia, come detto, dannosa e inutilmente penalizzante.

 

 

 

 

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