Aumenti dei prezzi, il maltempo non giustifica rincari delle produzioni

“Nonostante l’ondata prolungata di maltempo ed i possibili danni alle imprese  agricole in molte zone d’Italia, non sono giustificabili eventuali aumenti dei prezzi al consumo dei prodotti agricoli”. Lo sottolinea Confagricoltura, che mette in guardia da possibili speculazioni nella vendita al dettaglio.
Che in inverno faccia freddo, piova e nevichi è normale e le imprese agricole sono attrezzate per affrontare la situazione – sottolinea Confagricoltura -. Ma quando gli eventi meteo diventano ingestibili, assumendo caratteristiche di straordinaria intensità e virulenza le cose cambiano. Ma non sempre ciò è avvenuto nei giorni scorsi e comunque non c’è un immediato rapporto causa-effetto sui prezzi. Si tenga presente che le aziende agricole spesso hanno contratti di fornitura con prezzi all’origine predefiniti”.
Oltre i danni, che in molti casi ci sono, ma che è prematuro stimare, si registrano anche aumenti dei costi per le aziende agricole. Quelli per il riscaldamento delle serre, della logistica e dei trasporti per le consegne, per il mancato rispetto dei contratti con la GDO, laddove i raccolti sono persi o inferiori alle attese. “Tutto ciò – rimarca Confagricoltura – si aggiunge ad una situazione di già grave difficoltà per le aziende agricole, a causa della crisi economica, il calo dei consumi, la concorrenza estera”. “Le emergenze devono far riflettere – sottolinea Confagricoltura -. Bisogna investire in prevenzione. Gli agricoltori già lo fanno per i loro allevamenti, i magazzini, i silos, le strutture; è bene che lo facciano anche lo Stato e gli enti preposti alla gestione collettiva assicurando concretamente la manutenzione delle opere irrigue, dei canali e dei corsi fluviali”.

Coldiretti: occorre vigilare – "Con i prezzi della frutta e verdura che in media triplicano nel passaggio dal campo alla tavola occorre vigilare affinché l’ondata di maltempo con l’arrivo del gelo non diventi la miccia per far esplodere il fenomeno della speculazione in un momento di difficoltà economica per le imprese agricole ed i consumatori”. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che non appaino giustificati al momento rincari elevati e generalizzati al consumo dei prodotti ortofrutticoli per effetto dell’abbassamento delle temperature. “Alcuni prodotti sono già raccolti da tempo come  mele, pere e kiwi che – sottolinea la Coldiretti – sono peraltro un ottimo alleato per affrontare il grande freddo. Come gli agrumi per i quali invece è in corso la raccolta con le arance che sono sottopagate in media appena 27 centesimi al chilo nelle campagne, in calo rispetto allo scorso anno e al di sotto dei costi di produzione, anche se il prezzo moltiplica fino a 1,55 euro al chilo sul banco dei consumatori, con ricarichi del 474 per cento dal campo alla tavola. Gli eventuali leggeri rialzi alla produzione dovuti all’aumento dei costi di riscaldamento  delle serre o alla ridotta disponibilità di alcuni prodotti orticoli danneggiati dalle gelate possono essere – sottolinea la Coldiretti – di qualche centesimo che non deve trasformarsi in euro nel passaggio dal campo alla tavola”. 
 
Cia, frutta raccolta da tempo – Manovre artificiose sui prezzi – avverte la Cia- appaiono, quindi, fuori luogo. Basti pensare che prodotti come mele, pere e kiwi sono stati già raccolti da tempo, mentre arance, mandarini e clementine si stanno ancora raccogliendo. Per quanto riguarda le produzioni di ortaggi e verdure, si hanno leggeri incrementi sui campi e questo è dovuto sia al calo produttivo causato dalle intemperie che agli incrementi dei costi sostenuti dagli imprenditori, in particolare per acquistare gasolio che nelle ultime settimane ha subito repentini aumenti. Tali rialzi, tuttavia, possono incidere in maniera molto marginale sul prezzo finale e non certo dare origine a forti rincari che possono essere favoriti soltanto da manovre artificiose e speculative. Per la Cia, dunque, è quanto mai indispensabile attivare controlli che impediscano rincari che attualmente non hanno alcun fondamento. Il freddo rigido – evidenzia ancora la Cia- ha, infatti, contribuito a far lievitare i consumi di gasolio agricolo, soprattutto per il riscaldamento delle serre, e questo ha aumentato i già alti costi di produzione che sono costretti a sopportare gli agricoltori.
 

 

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