Cioccolato puro, l’Ue condanna l’Italia

La corte di giustizia europea condanna l’Italia per avere autorizzato la denominazione ”cioccolato puro” sulle etichette di prodotti di cioccolata che avrebbero dovuto segnalare anche la presenza di ”altri grassi vegetali oltre al burro di cacao”.

La condanna – I giudici hanno ritenuto che la normativa italiana ”e’ idonea a indurre in errore il consumatore e a ledere il suo diritto ad un’informazione corretta, imparziale ed obiettiva”. La palla passa ora alla Commissione europea che dovrà valutare come proseguire la sua iniziativa nei confronti dell’Italia. Lo ha affermato il portavoce del commissario all’agricoltura Roger Waite. Se un Paese non si adegua rapidamente alla sentenza della Corte di Lussemburgo, infatti, la Commissione Ue puo’ avviare un altro ricorso richiedendo in piu’ sanzioni pecuniarie, ovvero una multa. "Ora stiamo lavorando sulla linea ufficiale da adottare" nelle prossime tappe, ha affermato il portavoce, sottolineando che l’azione della Commissione contro l’Italia e’ stata motivata dal fatto che la dicitura utilizzata di "cioccolato puro" quando questo contiene altri grassi oltre al burro di cacao "e’ fuorviante per il consumatore, ed e’ per questo che la Corte ha emesso questo tipo di sentenza stamattina".

Coldiretti critica – La decisione dell’Unione Europea ha provocato l’immediata reazione di Coldiretti secondo cui  “il fatto che l’Unione Europea ostacoli il cioccolato puro di cacao dopo aver aperto al formaggio senza latte e al vino senza uva e’ l’evidente dimostrazione di un comportamento contraddittorio che spesso mette in difficolta’ i prodotti del Made in Italy”. Prima del cioccolato puro a subire gli effetti delle normative comunitarie erano stati – riferisce la Coldiretti – telline, cannolicchi e altri pesci della tradizione gastronomica regionale messi al bando a partire dal primo giugno 2010 con l’entrata in vigore delle nuove norme sulla pesca. Ma numerosa e’ la lista delle prese di posizione ambigue come ad esempio per il vino per il quale, a causa della riforma europea di mercato del settore vitivinicolo, e’ stata autorizzata la possibilita’ di zuccheraggio per i paesi del nord Europa, ma anche la produzione e la commercializzazione di vini ottenuti dalla fermentazione di frutti diversi dall’uva come lamponi e ribes, dopo che l’Unione Europea aveva gia’ dato il via libera all’invecchiamento artificiale del vino attraverso l’utilizzazione di pezzi di legno al posto della tradizionale maturazione in botti di legno. Un inganno che – precisa la Coldiretti – si aggiunge alla possibilità di vendita nell’Unione Europea nei negozi, o attraverso internet, di kit per la preparazione casalinga in meno di un mese di vini come il Chianti, il Barolo o il Valpolicella, per effetto di una curiosa interpretazione della legislazione.

 

 

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