Kosher nel calice. Il vino sacro per gli ebrei si produce anche in Toscana

Un vecchia vetrina di vini KosherNella Toscana delle grandi denominazioni enologiche, esistono anche produzioni di vini kosher (o kasher), ovvero realizzati secondo le regole della religione ebraica. Per la religione ebraica, quello kasher è l’unico vino che può essere consumato, in tutte le feste ed è il vino sacro. Così possiamo avere vini kasher nel Chianti Classico, a Montalcino e nell’area di Scansano e Pitigliano. Alcuni di questi (Chianti Classico e Igt Toscana “Terra di Seta e Rosso di Montalcino azienda Scopone) saranno in degustazione a Siena, domenica 4 settembre, in occasione della Giornata europea della Cultura ebraica. Vini di eccellente qualità, tanto che devono rispondere ai disciplinari di produzione dei Consorzi, ma che, nelle varie fasi di lavorazione, dalla vendemmia all’imbottigliamento, – secondo le regole della kasherut (idoneità di un cibo per essere consumato da un ebreo) – devono essere manipolati unicamente da personale di stretta ortodossia ebraica specificatamente indicato dal rabbino responsabile.

kosher1.jpgProduzione – A Castelnuovo Berardenga (Si), nel cuore del Chianti Classico, c’è l’unica azienda toscana che produce vini esclusivamente kasher non pastorizzati,  il Chianti Classico e l’Igt Toscana Terra di Seta. «La nostra azienda – spiega il responsabile Daniele Della Seta – imbottiglia dal 2008 soltanto vini kasher. Non mancano le difficoltà: una volta raccolta l’uva, e fino all’imbottigliamento il vino può essere toccato solo da persone osservanti di religione ebraica, per cui è necessario avere il personale addetto, presente in azienda per ogni operazione che c’è da fare. Infatti per produrre vini kasher è necessario una apposita certificazione – aggiunge Della Seta -, ed è l’ente certificatore che invia gli incaricati, gli unici che possono intervenire nel processo di produzione. Da un punto di vista organolettico i vini kasher non pastorizzati non differiscono da altri vini con uguale provenienza e la certificazione è una forma di garanzia per tutti, ebrei e non: al termine di ogni fase il personale incaricato sigilla i contenitori e gli strumenti utili alla lavorazione. Anche la cantina stessa il sabato e per le feste ebraiche deve restare sigillata, per cui aumentano i costi di produzione». I mercati principali sono in  Europa dove sono presenti  le comunità ebraiche, quindi in Israele e in Nord America.

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