Nave Costa: trema il settore ittico. Evitare disastro ambientale

Nel manifestare innanzitutto solidarietà per l’incalcolabile e tragica perdita di vite umane, Lega Pesca esprime forti preoccupazioni nel momento in cui  si profila la portata del potenziale nuovo disastro ecologico che nel Tirreno, già segnato dalle tragedie dell’Haven e della Moby Prince, rischia di colpire ora  l’intero Arcipelago Toscano. Area dove – tiene a ricordare Lega Pesca – è in corso una ulteriore emergenza ambientale, per la perdita, il 17 dicembre a sud di Gorgona, di 198 bidoni di metalli pesanti da parte di un rimorchiatore della Grimaldi Lines, su cui l’incidente della nave della Costa deve contribuire a richiamare l’attenzione per una doverosa assunzione di responsabilità. 

Settore ittico – Accanto al turismo, il pericolo delle pesanti ripercussioni della tragedia della Concordia per tutta l’economia costiera toscana coinvolge anche il settore ittico: opera a livello regionale complessivamente  una flotta di circa 600 imbarcazioni, per  1.200 addetti, con una produzione di 10.600 tonnellate di pesce ed un valore di 45 milioni di euro.

No allarmismi – Mentre è da evitare ogni facile ed ingiustificato allarmismo, per scongiurare l’instaurarsi di un clima di sospetto per consumatori e turisti, sono nel contempo  indispensabili azioni tempestive ed efficaci per fare in modo che al lutto non si aggiungano danni irreversibili per l’ecosistema marino, in un’area delle più pregiate del nostro patrimonio ambientale, paesaggistico costiero, per giunta a ridosso del Santuario dei Cetacei – ha dichiarato Ettore Ianì, presidente nazionale dell’Associazione. Accogliamo con favore – prosegue Ianì- la dichiarazione dello stato di emergenza annunciata dal ministro Clini, ma confidiamo che questo si traduca in immediate azioni concrete, soprattutto in queste ore di corsa contro il tempo per una gestione efficace delle delicate e cruciali operazioni di recupero delle 2380 tonnellate di combustibile contenute nelle cisterne,  cui anche il settore della pesca guarda con il fiato sospeso. 

Ambiente – La tragedia della petroliera Haven, inabissatasi definitivamente con il suo carico di morte e distruzione, con la via crucis di una bonifica lenta e complessa, rappresenta per la filiera ittica tirrenica un incubo non ancora terminato, visto che i suo effetti si fanno ancora sentire con divieti di pesca tutt’ora in vigore in alcune aree. La fuoriuscita, anche parziale, del carburante stivato nei serbatoi della Concordia, soprattutto IFO 380 CST, molto denso, una sorta di catrame simile al bitume, equivarrebbe ad innescare una bomba ecologica i cui effetti, su tutta la catena alimentare dell’ecosistema marino, così come sulla riproduttività delle specie ittiche, per non parlare della tossicità degli sversamenti, si ripercuoterebbero sull’ambiente e sulle sue risorse per i prossimi decenni: una eventualità che il settore della pesca non vuole prendere nemmeno in considerazione.

"Bene" ipotesi Clini – Da filiera produttiva spesso ingiustamente criminalizzata in termini di impatto ambientale, la pesca rivendica il rilancio di ogni iniziativa utile a salvaguardare l’ambiente marino e le sue risorse biologiche: gli sforzi per un uso sostenibile del mare devono essere condivisi anche dai settori più forti e più impattanti – incalza Ianì. Bene, quindi l’ipotesi del Ministro Clini per l’istituzione di un Fondo per la protezione del mare e delle coste da utilizzare per le emergenze, da sostenere con contributi sul petrolio movimentato e sul traffico passeggeri. E’ una proposta che ha il nostro pieno appoggio, ribadisce Lega Pesca. In merito ai 198 bidoni "smarriti" dal cargo marittimo della Grimaldi, a distanza di un mese la compagnia di trasporto non ha ancora presentato il piano di individuazione e recupero. Un ritardo inaccettabile, secondo Lega Pesca, che invoca una chiara, doverosa e netta assunzione di responsabilità.

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