Aree vinicole d’Europa contro liberalizzazione diritti d’impianto

“Nella politica dell’Unione Europea c’è una assurdità che non può prevalere: a decidere non può essere la maggioranza di Paesi non direttamente interessati ad un determinato problema, ma semmai il contrario. Sarebbe come far decidere le politiche industriali del Paese ai tour operators. E invece questo sta accadendo per la produzione vitivinicola”.

Non liberalizzare i diritti di piantagione – L’assessore all’agricoltura del veneto ribadisce le sue perplessità circa la previsione di una totale, e dunque incontrollata, liberalizzazione dell’attuale regime dei diritti d’impianto in viticoltura. “Come al solito, per così dire, abbiamo sbagliato anni fa con l’attuale OCM vino, guardando ai benefici e ai problemi immediati piuttosto che a quelli del dopo. Ma quello che proprio non va è che la decisione finale sia condizionata da Paesi che non producono. E consumano pure poco e spesso male e a caro prezzo, se guardo ai kit chimici illegale che circolavano (spero) nei loro mercati. Rispetto a questo – sottolinea Manzato – tutte ma proprio tutte le Regioni viticole d’Europa, riuniti nell’associazione AREV, si sono pronunciate unanimemente a Bruxelles contro la liberalizzazione dei diritti di piantagione viticoli. Credo che i 250 rappresentanti politici e professionali della viticoltura di 40 regioni vocate dei 13 Paesi europei effettivamente rappresentati varranno pure qualcosa”.

L’incontro – Nel corso dell’incontro dell’Arev è stata adottata all’unanimità una dichiarazione, stabilita in stretta collaborazione con il Consiglio Europeo Professionale del Vino (CEPV) con la quale si chiede alla Commissione di presentare una nuova proposta legislativa e di reintrodurre l’inquadramento del potenziale di produzione attraverso i diritti di piantagione, per tutte le categorie di vino e in tutti gli Stati membri. “Dispiace che di fronte a questo – conclude Manzato – ora si debba ‘sperare che – come dice la dichiarazione – in seguito a questo imponente assembramento di rappresentanti politici regionali, nazionali ed europei, e di professionisti della viticoltura e, in seguito alla dichiarazione del Commissario Ciolos – il quale si è pronunciato a favore del mantenimento dei diritti di piantagione –, i funzionari di Bruxelles abbiano il buonsenso di riesaminare la propria proposta’”.

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