6 italiane su 10 amano la birra. Poi, di fronte a quella che sembra una novità degli ultimi anni, scopri che, per millenni, la birra ha avuto soprattutto il cromosoma “X”. Un dossier AssoBirra preparato per i media ribalta lo stereotipo della birra patrimonio da sempre di un mondo maschile, ricostruendo settemila anni di storia letti alla luce del ruolo che hanno sempre avuto le donne nella preparazione, nel servizio ma anche nel consumo della birra. A partire dall’epoca di Ninkasi e Athor, dee delle religioni sumera ed egiziana, considerate in qualche modo entrambi muse di riferimento della birra. Nella storia della birra quella femminile non è una presenza ancillare, da comparsa, ma ha un ruolo da vera protagonista. Semplici massaie (la prima birra fu inventata probabilmente proprio da una di loro), ostesse, nobili, regine, monache. Solo loro, per secoli, hanno preparato (fino al Medioevo la mano femminile era probabilmente l’unica a fare la birra), servito (ancora nel Settecento a Londra il 78% delle licenze di mastro birrario erano in mano a donne) e, sicuramente anche gustato senza complessi nei confronti degli uomini, questa bevanda.
IL FALSO MITO DELLA BIRRA CHE FA LATTE? COLPA DEI SUMERI – l Pantheon delle divinità religiose di culture molto diverse tra loro – dai Sumeri, all’Egitto delle Piramidi, alla fredda Scandinavia, passando per le steppe russe, le piovoso Inghilterra e la fredda Normandia – sono piene di evocazioni mitologiche (diverse ma simili) che giocano sul filone donna/fertilità/grano/birra. Scopriamo, per esempio, che lo stereotipo (oggi smentito) della birra che fa latte deriva dal mito della dea Athor, che offriva birra dalle sue mammelle, o magari dalla leggenda persiana che vuole la via lattea originata da pagliuzze di orzo da birra… Sembra paradossale che per secoli la birra sia stata consigliata alle partorienti, mentre oggi il settore della birra promuove iniziative di consumo responsabile per dire “no” all’alcol in gravidanza e allattamento… Ma non va dimenticato che la birra, sterilizzata dal processo di bollitura del mosto, era una bevanda più pura e sicura dell’acqua dell’epoca.
BAGNI DI BELLEZZA ALLA BIRRA A BABILONIA… E NELL’ANTICA ROMA – E che dire della birra utilizzata come prodotto di bellezza ante-litteram? Secondo Plinio la schiuma della birra “fa liscia la pelle del viso delle donne”, forse citando i leggendari bagni alla birra di regine e principesse babilonesi. Sarà per inseguire la bellezza delle donne orientali, allora, che la birra fabbricata negli Horti Sallustiani, andava a ruba tra le matrone romane… o che per l’imperatrice Teodora il vero elisir di lunga vita fosse nuotare in una vasca di birra calda e poi in una di birra fredda. Una sorta di percorso Kneipp in versione antica… e con la schiuma.
LA BIRRA “DIPLOMATICA” DI TEODOLINDA ED ELISABETTA I – Nella storia la birra è stata anche un’arma diplomatica: non mancava nei banchetti della regina Teodolinda, per mantenere buoni i rapporti tra i duchi longobardi e i nobili italiani. Ne’ nei consigli notturni di Elisabetta d’Inghilterra, che sosteneva di potersi fidare solo di chi amava questa bevanda. E che dire di Lady Godiva, che cavalcò nuda per le strade di Coventry per scongiurare la tassa (quella che oggi si chiama accisa) che impone ai sudditi di fabbricare birra gratis per 2 anni da destinare all’invasore norvegese?
LA BIRRA DI SAN VALENTINO, PER SIGILLARE PROMESSE D’AMORE – Dalla storia alla quotidianità, nel Quattrocento la birra era la bevanda “ufficiale” della festa di San Valentino: in Inghilterra le coppie brindavano alle promesse d’amore in speciali boccali decorati con cuoricini e iniziali intrecciati. Un’usanza proseguita anche nel XVII secolo, quando si diffonde la moda di regalare all’amata boccali di terracotta che riproducevano le sembianze del volto del proprietario.
DA VAN GOGH A CAROSELLO: QUANDO IL BINOMIO DONNA E BIRRA SI FA ARTE – E se secoli di pittura (dai fiamminghi agli impressionisti, includendo nomi come Monet e Van Gogh) hanno celebrato la centralità femminile – contadina, borghese, nobile o emancipata, poco importa – nel rito sociale o privato del bere o servire birra, in anni più recenti questo binomio è stato sancito dalla pubblicità, standardizzando e omologando, come solo lei sa fare, la similitudine donna-birra, inventando schiere di bionde e brune (da Mina e Anita Ekberg, insuperabili prototipi del format) che ben rappresentassero le diverse gamme dei colori di questa bevanda.
ADDIO QUOTE ROSA NELLA BIRRA, COLPA DEI MONACI… E DEL LUPPOLO – Ma quando è cominciata la “maschilizzazione” della birra? Nel Medioevo, quando la preparazione della birra esce dall’ambito della gestione casalinga del cibo – prima nei conventi dei monaci, poi grazie alle prime imprese private gestite (erano gli unici ad avere il capitale per farlo) da uomini – e l’immagine di questa bevanda si è via via legata sempre più indissolubilmente a un universo di valori soprattutto maschili.
Di questo processo è stata responsabile, in piccola parte, una donna, suor Hildegarda. A lei si deve la “scoperta” del luppolo, ingrediente amaricante della birra utilizzato soprattutto dagli uomini, per preparare, dall’epoca dei monasteri fino alle birrerie dei giorni nostri, una birra più amara… e meno apprezzata dalle donne. Sarà per questo che nell’ultimo secolo e mezzo le aziende della birra inseguono il gusto femminile con birre più leggere fruttate e profumate?
PERCHÉ LA BIRRA TROPPO AMARA PIACE POCO ALLE DONNE? – E chissà se l’inventore della celebre birra Kriek, aromatizzata alla ciliegia e da subito amatissima dalle donne, sapeva che all’origine del disamore femminile per il troppo amaro di alcune birre c’è l’evoluzione della specie: le donne hanno imparato a costruire un sistema di rifiuto per tutto ciò che è amaro perché spesso questo gusto era associato al consumo di radici e piante velenose, spesso mortali. Assolvendo al loro compito di salvaguardia della specie (attraverso la maternità), hanno cominciato a preferire il dolce e il fruttato, gusti anticamente al riparo dai rischi del veleno. Oggi che la distanza di genere è stata annullata, le donne si sono riappropriate di un territorio a lungo molto familiare per loro. Anche perché la birra offre dei vantaggi (tra gli alcolici, la birra è la bevanda con minor quantità di alcol e di calorie) che la rendono la bevanda alcolica fermentata più a misura dello stile di vita femminile.
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