Approda in Conferenza Stato-Regioni il grande tema della pesca e dell’acquacoltura. “Come coordinatore nazionale di tutti gli assessori regionali e rappresentanti delle province autonome porrò la questione al Ministro affinché su questo potenziale di sviluppo della nostra nazione si ponga, finalmente, la giusta attenzione, rivendicando non solo ruolo nell’ambito della programmazione e della governante di tutte le questioni inerenti il comparto, ma anche chiedendo una omogeneizzazione della normativa e maggiore snellimento delle procedure”. E’ quanto dichiara l’Assessore pugliese e coordinatore nazionale Fabrizio Nardoni al termine del Tavolo interregionale sulla pesca e l’acquacoltura svoltosi a Roma.
Uniformità – Un documento di intenti ma anche un vademecum preciso sugli strumenti da mettere subito in atto nel confronto con il Governo, a partire dall’art. 59 (comma 11) del D.L. 83/2012 che conferisce al Ministero il potere di autorizzazione per l’esercizio di nuovi impianti di acquacoltura in mare al di là di un chilometro dalla costa. “Di questo strumento chiediamo l’abrogazione – spiega Nardoni – perché la normativa così prevista presenza diversi profili di incoerenza e complessità applicativa rispetto al complessivo quadro normativo vigente in materia di gestione del demanio marittimo. In particolare il tavolo interregionale considera sovrapposta, rispetto all’istituto della concessione demaniale di competenza regionale, proprio la materia che riguarda l’autorizzazione per l’esercizio degli impianti. Una assunzione di competenza in capo allo Stato che si porrebbe in maniera del tutto incoerente rispetto al generale ed assodato quadro normativo e costituzionale in forza del quale tale competenza è conferita a Regioni e Province autonome”. Il tavolo interregionale chiede al MIPAAF anche un riesame complessivo della governance sul settore, e un riesame della normativa sui canoni per le concessioni demaniali marittime per fini di pesca ed acquacoltura.
Disparità di trattamento – “Vi è una situazione di evidente disparità di trattamento determinata dalla disciplina dei canoni concessori demaniali marittimi per attività di pesca ed acquacoltura – afferma il coordinatore Nardoni – perché la normativa vigente prevede infatti dei canoni profondamente diversi per le società cooperative e i loro consorzi e per le imprese non costituite in forma di cooperativa. Tema questo su cui si era espressa anche l’Autorità Garante della concorrenza e del Mercato rilevando effetti discorsivi nella concorrenza tra operatori che svolgono stessa attività”. Il tavolo composto da tutte le Regioni e Province autonome italiane chiede dunque chiarezza ma anche maggiore coinvolgimento. “Chiederemo una verifica e una rivisitazione dell’attuale modello di governance – chiarisce Nardoni – ma anche un confronto più serrato sullo stato di attuazione del FEP (Fondo Europeo Pesca) e sulla missura dell’arresto definitivo al riguardo del quale sottolineo come sia improcrastinabile la chiusura dell’istruttoria da parte del MIPAAF con la pubblicazione della graduatoria e la trasmissione degli importi da erogare alle singole Regioni”.