Agricoltura idroponica, un futuro più sostenibile per le coltivazioni?

L’agricoltura idroponica è una tecnica, che si sta sempre più facendo strada nella coltivazione delle piante. In questa particolare tipo di coltivazione, la “crescita” della pianta e del suo apparato radicale, avviene al di fuori della terra, che viene sostituita da un “substrato inerte”, composto, solitamente, da argilla espansa, perlite, vermiculite, lana di rocca, zeolite, fibra di cocco, ed altre fibre naturali, necessarie alla sostituzione della terra. Allo stesso tempo, l’irrigazione e la crescita della pianta, è affidata ad una soluzione nutritiva composta, da acqua e dei composti inorganici, necessari ad apportare tutte le sostanze necessarie alla crescita delle piante stesse. Questa particolare tecnica produttiva, permette di apportare notevoli benefici, da un punto di vista qualitativo e da quello igienico-sanitario, durante tutto il processo.

Il terreno svolge una triplice funzione. Fisico-meccanica: il suolo permette l’ancoraggio delle piante, andando a proteggere l’apparato radicale dagli agenti che possono interferire con la sua vitalità. Trofica: il terreno è l’ambiente fisico che nelle condizioni naturali fornisce alla pianta quasi tutti gli elementi necessari di cui ha bisogno. Ecologica: il terreno è l’ambiente nel quale convivono ed interagiscono i vari fitofagi, parassiti, fitopatogeni ed altri agenti, che mantengono l’ecosistema.

Allo stesso tempo le lavorazioni che è possibile effettuare sull’appezzamento, adibito alla coltivazione, volto a migliorare lo stato di salute del terreno stesso, con l’apporto di fertilizzanti ed altri prodotti o macchinari, tendono a mantenere inalterato l’intero agroecosistema.

Dall’altro lato invece, per la coltivazione idroponica, i fattori da mantenere sotto controllo sono minori, ma di fondamentale importanza. Infatti, non avendo a disposizione il terreno come mezzo di sviluppo della pianta i parametri di controllo essenziali sono quattro: pH, fondamentale per permettere la solubilità della soluzione e l’ottimizzazione dei processi di scambio di sostanze nutritive. Conducibilità elettrica, è uno dei parametri fondamentali, poiché, l’elevata o la bassa conducibilità della soluzione nutritiva, comporta a livello osmotico, una maggiore o minore resa della soluzione stessa, che porta ad una conseguente crescita disomogenea della pianta.  Tempi e cicli di erogazione, è il parametro utilizzato per controllare il ricambio della soluzione nutritiva ed il tempo di impiego di utilizzo di quest’ultima. Infatti, una elevata portata di soluzione, innalzerebbe i costi di produzione ed una fuoriuscita della soluzione dal processo evolutivo, così come all’inverso; una bassa portata e sporadici cicli di irrigazione danneggerebbero velocemente la produzione. Composizione chimica della soluzione, è l’elemento necessario, per mantenere sotto controllo tutte le sostanze all’interno della soluzione, in modo da impiegare il giusto bilanciamento di sostanze per la crescita delle piante.

I vantaggi, per questa particolare coltivazione, sono notevoli, poiché l’utilizzo di acqua per l’irrigazione è ridotto ad un decimo rispetto alla coltura tradizionale, e di conseguenza lo spreco di sostanze per la crescita. Non vi sono dispersioni nel terreno di agenti contaminanti, come diserbanti, ed anche l’uso di antiparassitari è ridotto al minimo. Ci sono, attualmente disponibili sul mercato, dei fertilizzanti biologici che permettono di ottenere un prodotto biologico, che non può essere certificato, in base alle attuali normi vigenti in materia. In termini qualitativi, il prodotto, infatti risultano uniformi sia nelle dimensioni che nelle caratteristiche organolettiche, qualità richieste dai distributori di frutta e verdura. Ci sono già diverse aziende che stanno investendo su questo tipo di agricoltura, da serre che si autoalimentano, o come l’azienda Sfera, nel grossetano, che ha ricevuto finanziamenti per circa 12 milioni di euro per costruire la più estesa serra idroponica sul nostro territorio.

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