Nomisma Wine Monitor. La crisi dei vini fermi nei Paesi chiave. Solo gli spumanti fanni festa (+16.3)

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Il consueto exploit degli spumanti (+16,3%), evita la crescita zero del made in Italy enologico. I fermi imbottigliati, destinati a chiudere a +1,2%, sono in sofferenza in particolare nei 3 principali Paesi buyer – Usa (-1,9%), Germania (5,4%), Regno Unito (-4,1%) -, ma anche in Giappone, Canada, Svizzera e Russia.

«Dall’analisi dei numeri – ha detto il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini (oggi a wine2wine a Verona)– quello che sembra emergere è che al di là di tutto, l’Italia cresce ma soprattutto grazie agli spumanti. Si tratta di un trend che va avanti ormai da alcuni anni e che nel 2018 si è maggiormente accentuato in alcuni Paesi come Usa e Germania dove nel primo caso sono i vini fermi francesi, in particolare i rosé, a togliere spazio di mercato ai nostri prodotti, mentre in Germania sono i domestic wine a crescere maggiormente».

Il dettaglio sui top 10 Paesi importatori (Usa, Uk, Germania, Cina, Canada, Giappone, Svizzera, Russia, Svezia, Brasile), che da soli valgono i 2/3 degli scambi globali di vino, segnala una perdita a volume dell’export italiano in tutte le aree considerate a eccezione degli Usa (+0,9%). Diverso lo scenario a valore, con decrementi in Germania, Giappone e Svizzera mentre sono positivi ma contenuti i trend nelle altre piazze, con Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Svezia e Russia destinati a crescere non oltre i 2 punti percentuali. Diverso il discorso sulla Cina, che ha chiuso da 6 mesi le proprie fonti doganali e dove l’Italia, secondo i principali partner commerciali, cresce del 3,8%.

Metodologia Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor Il modello economico-statistico utilizzato per le stime previsionali a tutto il 2018 considera le importazioni di vino totale e per principale categoria nei diversi mercati target, di fonte doganale che registra i flussi per origine e non provenienza. Questa diversa metodologia di rilevazione, unita alle differenze insite nei prezzi all’export rispetto all’import (i primi FOB, i secondi CIF), alle discrasie temporali intercorrenti tra registrazione della spedizione e dell’arrivo del prodotto, spiegano le differenze esistenti tra il vino esportato in un mercato da un paese e l’import del vino dallo stesso paese nel mercato target. Inoltre, per una diretta ed immediata comparazione delle tendenze in atto da parte degli stakeholder del settore e degli operatori italiani, il modello restituisce valori in euro e non nella valuta locale del mercato analizzato. Ciò fa sì che le variazioni calcolate sull’export incorporino anche le fluttuazioni avvenute nel tasso di cambio con l’euro.

 

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