Assosementi presenta il manifesto ‘Prima i geni’. Mancanza di innovazione mette a rischio competetività agricoltura

Modificare la direttiva Ogm per liberare il futuro dell’agricoltura in Europa grazie a un uso consapevole e informato delle tecniche di genome editing. È questa la strada da seguire secondo quanto emerso oggi alla presentazione del manifesto “Prima i geni”, organizzata da Assosementi e SIGA, Società Italiana di Genetica e svoltasi nell’aula magna del polo didattico Navile dell’Università di Bologna.

«La sentenza della Corte europea di giustizia del 25 luglio che ha equiparato i prodotti ottenuti con le New Breeding Techniques agli organismi Ogm ha creato una frammentazione a livello internazionale – ha detto il Segretario Generale di Assosementi, Alberto Lipparini. La comunità scientifica europea si sta mobilitando, ma intanto il resto del mondo prosegue in una politica di innovazione. È necessario dare un segnale anche dall’Italia».

Il Segretario Generale di Assosementi, Alberto Lipparini

Il consesso internazionale dei ricercatori ha lanciato molti appelli negli ultimi mesi, in questo senso. L’ultimo è firmato dall’organismo di consulenza scientifica della Commissione europea (Scientific advisory mechanism, Sam) che ha sottolineato la necessità di “migliorare la legislazione europea in modo che rifletta lo stato attuale delle conoscenze e delle evidenze scientifiche” sul gene editing. Lo stesso Commissario alla Salute e Sicurezza alimentare dell’UE, Vytenis Andriukatis, si è espresso per riaprire una discussione.

«Il genome editing consente di ottenere varietà come quelle che potrebbe produrre la natura. E che non sono Ogm», ha spiegato Lipparini. È proprio questo uno dei capisaldi del manifesto “Prima i geni”, un dato di fatto scientifico che la sentenza della Corte UE rischia di confondere. “Le nuove tecniche di miglioramento genetico (Nbts) possono produrre mutazioni analoghe a quanto si verifica spontaneamente in natura, e non vanno tutte assimilate al calderone del transgenico”, ha aggiunto Lipparini.

«Negli ultimi 15 anni gli agricoltori europei sono stati in grado di produrre 10 milioni di tonnellate di patate in più solo grazie all’innovazione vegetale e a oggi l’80% degli incrementi di produttività è dovuto a varietà migliorate e sementi di qualità – ha detto Lipparini. È necessario agire presto di fronte ai cambiamenti climatici e a una popolazione mondiale che nel 2050 sarà di 10 miliardi di bocche da sfamare. In futuro sarà sempre più importante conoscere la biologia delle piante nei meccanismi molecolari da modificare. Il manifesto ‘Prima i geni’ ha ribadito anche a Bologna che l’Italia e l’Europa devono cogliere una via all’innovazione per non restare fuori dai mercati e dal dibattito scientifico».

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