Il futuro del vigneto Italia si chiama sostenibilità. Biocontrollo strumento per tutelare salute di tecnici e consumatori

“La bioprotezione è ormai una realtà ed è pronta per il mercato”. A lanciare il messaggio è Ilaria Pertot del C3A-Centro agricoltura, alimenti e ambiente dell’Università di Trento, intervenendo al convegno Biocontrollo, quale futuro nel vigneto Italia, organizzato da L’Informatore Agrario oggi a Vinitaly. Per Pertot: “Non esiste un solo strumento di difesa, ce ne sono diversi, si tratta solo di capire di volta in volta quale può essere l’approccio più corretto e sostenibile”.

Certo è che il futuro della viticoltura e dell’enologia passa senza dubbio attraverso un’intensa attività di ricerca e innovazione. “I nuovi prodotti per il biocontrollo vengono studiati adesso per garantire processi produttivi a basso impatto ambientale – chiarisce Antonio Boschetti, direttore de L’Informatore Agrario – e questo per la salute della pianta, del territorio e degli operatori in vigneto, ma anche per tutelare la salubrità del prodotto che arriva nel bicchiere del consumatore finale”.

Sono diversi gli strumenti di biocontrollo che si possono utilizzare in campo, e ognuno presenta caratteristiche specifiche che devono essere analizzate in base alla pianta da difendere e al problema da debellare. “Per combattere l’oidio, una malattia della vite, ho applicato in vigna l’utilizzo dell’ampelomyces quisqualis” spiega l’agronomo Giovanni Bigot. “Si tratta di un biofunghicida, utilizzato già 100 anni fa e applicato qualche volta negli anni ’30 e ’80, ma senza trovarne un corretto utilizzo. Dopo aver condotto diverse ricerche, al fine di ridurre l’inoculo svernante, sono riuscito a raggiungere ottimi risultati di riduzione, che hanno dimostrato come un utilizzo costante, anno dopo anno, ha portato a debellare l’oidio completamente dalla pianta. Inoltre – aggiunge Bigot – per monitorare la situazione, riconoscendo i sintomi della malattia e valutare tempi e momenti di trattamento, ho sviluppato un’applicazione per smartphone che si chiama 4grapes”.

Gli agenti di difesa però non esauriscono la loro funzione in vigna ma diventano determinanti anche per proteggere dalle aggressioni il vino in cantina. “Gli agenti di biocontrollo diventano determinanti anche nell’attività dell’enologo e del cantiniere – conclude Emilia Garcia Moruno del Crea Viticoltura ed Enologia -. Il vino deve essere monitorato e può essere protetto dalle aggressioni attraverso l’utilizzo della biologia molecolare. Inoltre, dai miei studi, è risultato molto efficace l’utilizzo di particolari lieviti selezionati con diverse caratteristiche”.

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