Risparmio idrico e dissesto idrogeologico. Mipaaf: 500 milioni di euro per 52 progetti cantierabili nel 2020. Il contributo del Crea

Una programmazione imponente, per risorse investite, impatto dei cantieri avviati, territori coinvolti: è quella della Strategia nazionale per il risparmio idrico, la tutela territoriale, la lotta al dissesto idrogeologico del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali illustrata stamane dal Dipartimento Politiche europee e internazionali e per lo Sviluppo Rurale del Mipaaf alla presenza della Ministra Teresa Bellanova.

La Strategia Suddivisa nei bienni 2018-2019 e 2020, la Strategia ha visto nel primo biennio finanziati sessantasette progetti di rilevanza nazionale nel settore della bonifica e del risparmio idrico in agricoltura per complessivi 629 milioni di euro attraverso il Programma di sviluppo rurale nazionale (PSRN); il Fondo sviluppo e coesione; la Legge di bilancio (infrastrutture strategiche) 2017 che aveva istituito il Fondo per le infrastrutture strategiche. Tutti in fase di esecuzione: l’immediata cantierabilità era infatti una delle condizioni per partecipazione alla selezione indetta, il che ha consentito ai beneficiari, in gran parte Consorzi di bonifica, di essere immediatamente operativi. Nel 2020 a partire dalle prossime settimane, al via una nuova importante tranche di interventi, per circa 500 milioni di euro e la realizzazione di 52 progetti, grazie anche all’importante lavoro di attrazione delle risorse svolto dal Mipaaf in questi mesi. Nella Strategia nazionale rientrano inoltre la Banca dati degli Investimenti irrigui e il Sistema Informativo nazionale per la gestione della risorsa idrica in agricoltura. Realizzata nel 2018 dal CREA in collaborazione con le Regioni la Banca Dati, obiettivo della Banca dati è supportare nella maniera più ampia possibile la programmazione degli interventi finalizzati alla riduzione dei rischi in agricoltura, sia in relazione alla scarsità idrica, sia al dissesto. Anche attraverso la connessione con il Sistema informativo nazionale per la gestione della risorsa idrica in agricoltura (SIGRIAN), anch’esso gestito dal CREA, database nazionale unico di riferimento per la raccolta di dati e informazioni sull’uso irriguo dell’acqua a scala nazionale, importante anche nella definizione di modelli di certificazione sulla sostenibilità, in particolare per quanto concerne l’utilizzo della risorsa idrica (cosiddetta impronta idrica).

La Ministra Bellanova: «Acqua risorsa centrale in agricoltura» «Una parte consistente dei fondi utilizzati per l’attuazione dei progetti – ha detto la Ministra Bellanova – rinviene da quel Fondo Infrastrutture costituito con la Legge di bilancio del 2017, che non a caso individuava proprio nel dato infrastrutturale nel nostro Paese uno dei punti, se non quello più rilevante e strategico, sui cui intervenire senza indugi. Era la stessa logica che aveva informato e dato vita a due intuizioni straordinarie poi sciaguratamente cancellate: Casa Italia e Italia Sicura. Straordinarie perché, dinanzi a cambiamenti climatici così evidenti e dagli esiti spesso devastanti, con le gelate al sud e la siccità al nord, e alla pervasività del dissesto idrogeologico, non possiamo pensare di agire solo quando il disastro è accaduto. Per questo, in virtù della lungimiranza che caratterizzava quelle strutture rivelatesi un successo, quanto presentiamo oggi lo leggo a giusta ragione in quel solco, ulteriore conferma della giustezza e valenza. Quando parliamo di Italia shock, delle proposte che in questo mese presenteremo ai nostri partner di governo, diciamo: abbiamo le risorse, abbiamo i progetti immediatamente cantierabili, lavoriamo per mettere a valore presto e bene le une e gli altri. Non è civile un paese dove un’opera pubblica anche di pochi chilometri ha bisogno di anni per vedere la luce con un costo enorme per i cittadini e la loro qualità della vita. Le decine di opere in fase di realizzazione che oggi stiamo illustrando dimostrano che è possibile. Qui l’abbiamo fatto e stiamo continuando a farlo, anche con una capacità forte di attrazione delle risorse per proseguire nel programma avviato, il che si traduce non solo, come è evidente, nel raggiungimento degli obiettivi individuati, contrasto al dissesto idrogeologico e riduzione dei rischi legati alla scarsità idrica, ma soprattutto in nuova salvaguardia e tutela del paesaggio».

Il contributo del CREA In tale contesto, il CREA, con il suo Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia, fornisce un importante contributo, grazie a due distinti Accordi di Cooperazione con il Mipaaf per l’assistenza tecnica ai Programmi di investimento in atto (Programma di sviluppo rurale nazionale e Piano Operativo Agricoltura – FSC), mirati allo sviluppo e alla gestione di adeguati strumenti informatici di supporto, quali il SIGRIAN (Sistema Informativo nazionale per la gestione della risorsa idrica in agricoltura, database nazionale unico di riferimento per la raccolta dati e informazioni sull’uso irriguo dell’acqua a scala nazionale) e la Banca dati Investimenti Irrigui.

«Domanda e disponibilità di acqua condizionate dai cambiamenti climatici» «Le informazioni per il settore irriguo, infatti – spiega Raffaella Zucaro, ricercatrice CREA Politiche e Bioeconomia e responsabile dei due Accordi – oltre ad essere necessarie per rispondere alle attuali condizionalità ex-ante per le risorse idriche nella PAC 2014-2020, sono importanti nella definizione di adeguate politiche per l’acqua e l’agricoltura, nella pianificazione dell’uso dell’acqua nei Distretti idrografici e  nella preparazione della futura programmazione della PAC, sempre più orientata verso uno sviluppo sostenibile e un’efficiente gestione delle risorse naturali. Inoltre –  continua la ricercatrice – La domanda e la disponibilità di acqua sono fortemente condizionate dai cambiamenti climatici in atto, che incidono particolarmente sul settore agricolo (20% della SAU irrigata in Italia). E la scarsità idrica, come si evince anche dall’analisi del fenomeno siccitoso effettuate dal CREA Politiche e Bioeconomia, attraverso l’indice RDI (Reconnaissance drought index), non è più prerogativa delle regioni del sud Italia, ma si è estesa in frequenza ed intensità alle aree settentrionali del Paese, storicamente ricche di acqua».

 

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