Italian Food (Petti) passa a Barilla. Pasquini, Cia Livorno: Opportunità per il pomodoro da industria toscano, ma sistema agricolo deve fare squadra

Se il sistema agricolo sarà in grado di fare squadra, può essere una grande opportunità con importanti ricadute per il comparto agricolo livornese e toscano l’acquisto da parte di Barilla di Italian Food Spa, che produce pomodoro a marchio Petti. E’ quanto sottolinea la Cia Agricoltori Italiani di Livorno.

E’ atteso per fine mese, infatti, il nulla osta dell’Agcm (l’Autorità garante della concorrenza e del mercato), e poi l’acquisizione da parte di Barilla di Italian Food Spa e dello stabilimento di Venturina Terme (Li) per la lavorazione del pomodoro sarà realtà. La società nasce nel 1973 quando il Gruppo Petti (con sede a Nocera Superiore) rileva lo stabilimento dal Gruppo Arrigoni.

La conferma alla notizia, di inizio dicembre, arriva dopo la comunicazione formale al Garante, che ha la competenza sulle concentrazioni di mercato. L’acquisto dovrebbe realizzarsi in tre passaggi, spiega l’Agcm: per prima la sottoscrizione di un aumento di capitale di Italian Food (If) da parte Antonio Petti fu Pasquale Spa (Apfp). Dopodiché Apfp deterrà il 75% del capitale della società, che verrà successivamente ceduto a Barilla, mentre il figlio di Antonio Petti, Pasquale (attualmente alla guida della società) acquisirà il restante 25%. A quel punto Barilla deterrà il controllo esclusivo di Italian Food.

Pierpaolo Pasquini Cia Livorno

«L’acquisizione di Italian Food SpA da parte del gruppo Barilla – commenta il presidente di Cia Agricoltori Italiani Livorno, Pierpaolo Pasquini – è una opportunità in considerazione dell’importanza del soggetto; una multinazionale, solida sotto il profilo economico finanziario, con notevole capacità di investimento in direzione della innovazione di prodotto, come dimostrato negli ultimi anni.

La Confederazione ha sempre ritenuto la presenza di uno di uno stabilimento di trasformazione sul territorio, fonte di ricchezza per le ricadute che riesce a generare sulla parte agricola e per l’indotto soprattutto in una fase di crisi generalizzata, che fa sentire i propri effetti in maniera drammatica anche nell’area della Val di Cornia.

La filiera del pomodoro da industria è l’unica nell’ambito dell’ortofrutta destinata alla trasformazione, a presentare in Toscana un buon livello di integrazione, tra la fase della coltivazione e quella della trasformazione – sottolinea Pasquini -. Un’opportunità quindi per il futuro della coltura del pomodoro da industria nei nostri areali, se saremo capaci come sistema agricolo di fare squadra, per interloquire con uno dei player più importanti dell’agroindustria».

 

 

 

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