Green Deal, c’è il via libera UE. Investimenti sul clima per mille miliardi

Via libera per il Green Deal da Strasburgo, l’imponente piano di investimenti di lungo periodo messo in campo dall’Europa per la lotta ai cambiamenti climatici.

“Vogliamo raggiungere emissioni zero entro il 2050. Non possiamo fallire. Il piano per gli investimenti sostenibili adottato oggi dalla Commissione Ue punta a mobilitare almeno mille miliardi di investimenti nei prossimi dieci anni”, ha annunciato il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, nel suo intervento in plenaria al Parlamento europeo, spiegando che ora “quando si fanno investimenti occorre pensare verde”.

Il Green Deal “è la scommessa di un nuovo modello di sviluppo europeo -ha aggiunto il presidente del Parlamento Ue, David Sassoli-. Ci saranno 50 provvedimenti legislativi nei prossimi due anni”. Il primo fondo europeo presentato è il “Just Transition Mechanism”, il meccanismo per la transizione giusta, che dovrebbe mobilitare 100 miliardi di euro, in particolare per aiutare i Paesi chiamati a maggiori sforzi per allontanarsi dai combustibili fossili come il carbone.

Il Green Deal si compone di tre linee guida:

Finanziamento: 1 trilione di euro in investimenti sostenibili nel prossimo decennio, ovvero la quota più grande mai registrata per il clima e l’ambiente a carico del bilancio Ue;

Abilitazione: incentivi per sbloccare e reindirizzare gli investimenti pubblici e privati;

Supporto pratico: sostegno alle autorità pubbliche e ai promotori di progetti sia sulla pianificazione, che sulla progettazione e la realizzazione di progetti ecosostenibili.

“I sei mesi della presidenza croata -ha spiegato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen- saranno cruciali per la sfida della transizione climatica ed ecologica. Dobbiamo passare all’azione sul Green Deal”.

“Per l’Italia si parlerà di centinaia di milioni”, ha evidenziato il commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni, sottolineando che il meccanismo Ue per una transizione giusta “può certamente riguardare l’Ilva, la Puglia e la zona di Taranto” dove “è necessario il passaggio a energie che usano meno intensamente il carbone”.

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