Lavoro in agricoltura. Verrascina (Copagri): Regolarizzazione non basta; ridurre i costi e dare liquidità ad aziende

Liquidità immediata per le imprese; tempi brevi per garantire la manodopera nei campi anche se soltanto le regolarizzazioni’ non bastano; dare un taglio alla burocrazia. Sono questi in estrema sintesi i punti per una ripartenza dell’agricoltura italiana, dopo il Dl Rilancio e la sanatoria per gli immigrati presentata nei giorni scorsi, secondo Franco Verrascina, presidente di Copagri, con cui abbiamo parlato delle ultime novità.

Verrascina, parliamo del Decreto Rilancio: qual è il suo giudizio per quanto riguarda l’agricoltura? “Siamo in attesa di leggere il testo finale della ‘maxi-manovra’ varata dal Governo e di conoscere quindi il dettaglio degli stanziamenti previsti – commenta Verrascina -. Prendiamo atto dell’impegno dell’esecutivo in favore del comparto primario, per il quale vengono messi sul piatto circa 1.150 milioni di euro ripartiti in diverse misure, ma riteniamo che la straordinarietà della situazione che l’agricoltura e il Paese intero stanno vivendo richieda misure eccezionali tarate sulle esigenze dei singoli comparti produttivi”.

La regolarizzazione dei migranti, la reputa sufficiente per risolvere il problema della mancanza di manodopera nei campi? Oppure cosa doveva essere fatto? “Sulla questione dei migranti che lavorano nella nostra agricoltura – dice il presidente Copagri – auspichiamo che la regolarizzazione annunciata diventi subito operativa e vada a dare risposte alle esigenze del comparto. Ribadiamo però che questa da sola non basta a risolvere il problema della mancanza di manodopera, per la quale è fondamentale accelerare con l’annunciata realizzazione di una piattaforma digitale istituzionale che semplifichi il più possibile l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro in agricoltura. Sempre in tema di lavoro, è importante intervenire sui costi, attraverso la riduzione per l’anno 2020 della contribuzione previdenziale, estendendo a tutte le imprese le agevolazioni previste per i territori montani, così da sostenere i maggiori oneri dovuti alla messa in sicurezza della manodopera agricola”.

Insomma, siamo ancora in tempo per salvare la stagione? “Per salvare la stagione -sottolinea Verrascina – è fondamentale intervenire in maniera strutturale sul versante della liquidità. Moltissimi produttori agricoli hanno estremo bisogno di ossigeno, in quanto si trovavano in condizioni di grande difficoltà già prima dell’emergenza Coronavirus. Parallelamente è necessario continuare a lavorare sul versante della semplificazione burocratica, così da slegare in maniera sempre più consistente il primario dai numerosi lacci che ne impediscono e rallentano la ripresa”.

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