Farm to fork, Uncai: resilienza dell’agricoltura in epidemia non deve diventare scusa per ritardare rinnovamento e risanamento

“La crisi covid-19 sta dimostrando come il buon funzionamento del sistema alimentare sia essenziale alla nostra società. In questi tre mesi di pandemia, l’agricoltura non ha mai avuto bisogno di guide esterne. Non essersi mai fermati non significa però che il settore non necessiti di aiuti concreti”.

A sottolinearlo il presidente di Uncai Aproniano Tassinari secondo cui “La domanda non si è contratta, di conseguenza anche la produzione e il fatturato non sono calati. Il punto è che il settore è in sofferenza da anni e necessita di un radicale risanamento non solo dalle pratiche sleali e dal caporalato”, prosegue Tassinari, a fronte di quanto visto fare da agricoltori e soprattutto dai contoterzisti durante il picco della pandemia per garantire una catena alimentare sostenibile. “Nel documento Farm to fork appena esposto dalla commissione europea emerge con forza un aspetto inedito, vale a dire la resilienza commerciale della filiera agroalimentare anche in caso di pandemia. Tuttavia c’era da aspettarselo, perché le imprese agricole e agromeccaniche sono aziende a cielo a aperto abituate a non tentennare di fronte alle avversità. Vada come vada, sentono il richiamo della terra e faranno di tutto affinché alla fine si vada a raccolto”.

Ma questo legame con la terra rischia di spezzarsi alla prossima crisi se il settore non viene risanato con una iniezione di liquidità a fondo perduto. “La resilienza dell’agricoltura anche in caso di epidemia non deve diventare una scusa per ritardare il rinnovamento e il risanamento attesi dal settore che per Uncai passano dal ricambio dei macchinari agricoli degli agromeccanici, i soli che ne fanno un uso efficiente ed efficace attraverso servizi conto terzi attenti agli aspetti economici e ambientali”, aggiunge il presidente di Uncai.
Ridare slancio all’automotive legato al settore rurale significa sostenere una eccellenza italiana composta da numerosi costruttori in grado di progettare soluzioni meccaniche su misura delle esigenze del variegato territorio italiano. “Un maxi incentivo rivolto alle imprese favorirebbe, infatti, un rinnovamento dell’obsoleto parco macchine italiano con strumenti meno inquinanti, più rispettosi del suolo, più sicuri per gli operatori, e si ridurrebbe la necessità di operazioni manuali sempre più insostenibili economicamente ed eticamente oltre che, in buona parte, superabili dalle moderne tecnologie”.

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