Professioni. Orlandi (Agrotecnici) replica ai Periti Agrari: professione solida, competenze e assistenza agli iscritti. Ecco perché i giovani ci scelgono

In riferimento alla nota stampa del Collegio dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati, pubblicata ieri, riceviamo la replica del presidente del Collegio nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici Laureati, Roberto Orlandi, che pubblichiamo integralmente.

Il Presidente dei Periti agrari – sottolinea Roberto Orlandi, presidente Agrotecnici – ha certamente diritto ad avere una propria opinione sull’equipollenza dei titoli di studio, per quanto bizzarra essa sia; del resto esistono anche i “terrapiattisti” ed occorre avere pazienza. Tuttavia, quando la bizzarria viene declamata come una verità assoluta, occorre intervenire per evitare che qualcuno pensi che la terra sia effettivamente piatta oppure che l’equipollenza giuridica fra titoli sia solo “parziale” od a “senso unico”.
Dunque, fra le altre, non risponde al vero l’affermazione secondo cui:
“…. L’unica equipollenza fissata con sentenza dello Stato riguarda l’accesso dei diplomati ai pubblici concorsi.”
in realtà l’equipollenza fra i titoli di studio di “agrotecnico” e di “perito agrario” è definita per legge nonché normativamente (non per “sentenza”), e precisamente le seguenti: legge n. 754/1969,
art. 3; D.Lgs. n. 297/1994, art. 197; DPR n. 323/1998, art. 15.
Inoltre l’equipollenza dei titoli di studio non si limita ai soli pubblici concorsi ma si estende, in particolare, all’accesso alle libere professioni ed opera “in assoluto”, come chiarito dal parere del

Consiglio di Stato n. 4335 del 24.10.2012 (scarica l’allegato 126-20 Allegato – Parere Consiglio di Stato n. 4335-2012-2). E’ precisamente utilizzando questa “equipollenza assoluta” che ogni anno molti diplomati “periti agrari”, in numero sempre crescente, chiedono di sostenere gli esami abilitanti alla professione di Agrotecnico.

Se i titoli di studio sono “equivalenti” non lo sono, invece, gli Albi professionali che rimangono distinti; resta però da aggiungere che il parere del Consiglio di Stato n. 4335/2012 deriva precisamente da un esposto del Collegio Nazionale dei Periti agrari dell’epoca (il quale sosteneva la stessa tesi di oggi, ampiamente sconfessata) e pertanto l’attuale Presidente dei Periti agrari, non potendo ignorare quel precedente, travisa la realtà sapendo di travisarla.

Perché lo fa? La mia opinione è che lo faccia per apparente colmo di frustrazione, vedendo ogni anno che un crescente numero di diplomati “periti agrari” scelgono di sostenere gli esami abilitanti alla nostra professione, così snobbando la sua.
Per quanto infatti l’Albo degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati sia interdisciplinare (il 63% dei nostri candidati è laureato, solo il restante 37% diplomato), risulta essere sempre più preferito dai “periti agrari” tanto che nel 2020 il numero di questi ultimi, per la prima volta in assoluto, è risultato superiore a quello dei diplomati “agrotecnici” (e precisamente: 263 “periti agrari” rispetto a 247 “agrotecnici”).

Non solo. Negli ultimi otto anni (quindi un periodo significativo) il numero dei candidati agli esami abilitanti alla professione di Agrotecnico e di Agrotecnico laureato è risultato sempre essere di quasi 3 volte più alto di quello dei candidati alla professione di Perito agrario.

C’è di più. Nel 2019 l’Albo degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati, con i suoi 963 candidati, ha raccolto da solo più del 50% di tutti i candidati ad un Albo “agrario” (301 quelli dei Periti agrari e 600 quelli degli Agronomi e Forestali). Un risultato che sarà bissato anche nel 2020, visto che il numero dei nostri candidati ha compiuto un ulteriore balzo in avanti (di oltre il 14%!) superando la quota delle 1.100 unità.

Le ragioni di questo successo così ampio e duraturo sono molteplici (sarebbe certo interessante poterle illustrare nel dettaglio, ma non è questa la sede) ed attengono alla solidità della professione, alla progettualità espressa dalla Cassa di previdenza, all’ampiezza delle competenze professionali e, soprattutto, alla costante e reale assistenza agli iscritti.

Perciò dispiace veramente vedere come la categoria dei Periti agrari, anziché interrogarsi onestamente sulle ragioni del proprio declino e della propria staticità, impieghi le residue forze in un’opera di fake news che squalifica chi la realizza, alimentando una sterile polemica che non aiuta minimamente i liberi professionisti, alla cui difesa e crescita l’Albo degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati dedica invece ogni sua energia. Ed è per questo che i giovani (tutt’altro che disorientati ed inconsapevoli, come invece offensivamente li dipinge il Presidente dei Periti agrari) ci preferiscono.

 

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