L’Ue vuole frenare la nostra produttività. I giovani agricoltori a L’Abbate: investiamo poco nella ricerca

“Si vuole un’Europa meno produttiva, con diminuzione delle superfici in coltivazione e limitazioni nell’uso di fitofarmaci, senza aprire alle biotecnologie. Noi chiediamo invece di avere più innovazione e tecnologie per produrre cibo più sano per tutti, garantendo nel contempo la sopravvivenza delle nostre aziende e il ricambio generazionale”.

Questo, in sintesi, il messaggio lanciato ieri dai Giovani di Confagricoltura Veneto (Anga, Associazione nazionale giovani agricoltori) nel confronto in webinar con il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe l’Abbate, che ha visto presenti tutti i rappresentanti delle province regionali nel riferire criticità e necessità delle giovani generazioni di agricoltori. L’incontro è stato aperto dal presidente di Confagricoltura Veneto, Lodovico Giustiniani, che ha ricordato come i giovani abbisognino d’essere messi nelle condizioni di utilizzare al meglio quanto la ricerca e la tecnologia offre: “I nostri sono giovani spesso già impegnati in azienda, con ruoli di responsabilità, coscienti dell’indispensabilità dell’innovazione aziendale, di collegamenti internet veloci, della digitalizzazione, dell’utilizzo delle nuove tecnologie. Giovani preparati che sono una risorsa non solo per il mondo agricolo, ma anche per il Paese”. Il saluto di Confagricoltura nazionale è stato portato dal vicepresidente Giordano Emo Capodilista: “Da  sempre la nostra organizzazione cerca di valorizzare  i giovani cogliendone lo spirito innovativo. Su di loro bisogna investire per il futuro della nostra agricoltura, come con l’agricoltura 4.0”.

Piergiovanni Ferrarese, presidente dei Giovani di Confagricoltura del Veneto e di Verona, ha aperto la carrellata di interventi, ponendo all’attenzione del sottosegretario il ricambio generazionale con la permanenza nel subentro e la nuova Pac (Politica agricola comune) “che sembra voler trasformare l’Italia in un bel giardino, ma poco produttivo, che stride con le esigenze globali dell’aumento del numero delle persone e quindi con la necessità di produrre cibo sano per tutto il pianeta”. Eleonora Girardi, rappresentante dei Giovani di Vicenza, ha sottolineato come invece l’agricoltura necessiterebbe del miglioramento genetico attraverso il genome editing, di consulenza tecnica specialistica e di coperture assicurative adeguate. Anche per Martina Dal Grande, presidente dei Giovani di Treviso, “l’innovazione deve essere d’aiuto nel cambio generazionale, mentre la formazione continuativa e di livello è necessaria per operare in un sistema sempre più complesso”. Il suo collega trevigiano, Marco Borsetto, ha segnalato “i problemi legati al reperimento di manodopera per le campagne di raccolta, conseguenti anche alle difficoltà burocratiche e in particolare all’obbligo di verifica e certificazione delle cooperative dei raccoglitori”. Laura Barduca, vicepresidente dei Giovani di Padova, ha fatto presente i problemi legati alla commercializzazione dei prodotti sia in Italia sia all’estero e della fragilità delle nostre filiere produttive. Il presidente dell’Anga di Rovigo, Claudio Previatello, ha rappresentato le difficoltà nell’utilizzo dei prodotti fitosanitari “che spesso cambiano di anno in anno e che pur validi, se modificati da normativa comunitaria, spesso non trovano sostituti”. Inoltre ha segnalato come la floricoltura in Italia sia in sofferenza per la concorrenza internazionale e ha chiesto degli interventi di valorizzazione per il prodotto nazionale. Le problematiche della montagna e dell’invasione della selvaggina sulle colture e sui pascoli da parte degli ungulati e dei cinghiali e dei lupi sono state illustrate dalla presidente dei Giovani di Belluno, Giulia Frigimelica. Anche Ferrarese ha parlato del momento di grande difficoltà che sta incontrando il comparto zootecnico, con vendite dei vitelli in perdita e con il pagamento del latte che è sceso da 42 centesimi al litro a 33.

Il sottosegretario L’Abbate ha ammesso che la produttività nel nostro Paese è in rallentamento da decenni: “Questo comporta inevitabilmente un calo della crescita economica, fino al suo appiattimento. Ciò è dovuto a diverse ragioni. In primis sono state attuate delle politiche sbagliate, che dobbiamo invertire se vogliamo incrementare la produttività. Dovremo infatti aumentare il valore aggiunto delle nostre imprese, intervenendo sull’innovazione e la ricerca, perché un’impresa che non fa innovazione è destinata a essere superata. Investiamo poco nella ricerca, abbiamo un grande Centro di ricerca che è il Crea, che ora ha una nuova governance con un presidente e un direttore nuovo. A breve verrà nominato il cda”. L’Abbate concorda sulla necessità di migliorare la formazione, così come di agevolare l’accesso al credito. In merito alla Pac secondo lui è stato raggiunto un buon compromesso: “Ora bisognerà cercare di adottare misure flessibili a livello nazionale e su questa strategia è importante che siano coinvolte le Regioni, le organizzazioni agricole e tutto il settore. Quanto alle restrizioni previste dal Green Deal e al Farm to Fork, che prevedono la riduzione dell’utilizzo degli antibiotici e fitofarmaci, devono essere compensate con interventi innovativi e di sostegno. Anche l’utilizzo delle biotecnologie è importante, in quanto sono in grado di aiutare l’agricoltura nel cambiamento climatico. Un ricorso oculato alle risorse del fondo del Next Generation Eu può essere d’aiuto”.

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