Una vita per l’ambiente. Michele Candotti, l’agronomo friulano ai vertici dell’Agenzia ONU per lo sviluppo (UNDP)

PORDENONE – Una vita dedicata all’ambiente per Michele Candotti, un agronomo friulano oggi a New York capo gabinetto agenzia Onu per lo sviluppo.

Ne ha parlato con una approfondita intervista di Marianna Maiorino su TV Il Tredici di Pordenone, nella rubrica Momenti Particolari. Ecco le tre parti di un lungo intervento da ascoltare.

Michele Candotti è un agronomo (iscritto all’Ordine del Friuli Venezia Giulia), si è laureato in Scienze Agrarie presso la Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica nel 1983, specializzandosi in uso del suolo e in Economia dei Paesi in via di sviluppo e Gestione di programmi e progetti di cooperazione allo sviluppo.

Dopo un’esperienza biennale nel campo della ricerca e della sperimentazione agraria presso il Centro di Pozzuolo del Friuli, ha lavorato per 15 anni con la Direzione Generale allo Sviluppo della Commissione europea, operando prima in Zambia e poi in Kenya, fino al 2000 (segue).

Durante i quindici anni trascorsi in ambito internazionale e in particolare nei Paesi in via di sviluppo, ha svolto attività che vanno dalla gestione di progetti e risorse umane alla pianificazione settoriale, dall’analisi politico–economica alla gestione delle relazioni esterne con autorità governative, settore privato e organizzazioni internazionali.

Per 10 anni, tra il 2001 e il 2010 è stato Direttore Generale del WWF Italia, l’organizzazione internazionale che si occupa della conservazione della natura in Italia a e che gestisce una rete di oltre 100 oasi naturali nel nostro paese.

Alla fine del 2010 è stato nominato Capo Gabinetto e Consigliere Principale dell’Agenzia ONU per l’Ambiente (UNEP, con sede a Nairobi, Kenya), dove ha coordinato le attività di indirizzo strategico dell’organizzazione fino al 2017, quando è stato trasferito a New York come Capo Gabinetto e Direttore dell’Ufficio Esecutivo dell’Agenzia ONU per lo sviluppo (UNDP), che ha sede a New York e opera in 165 paesi con oltre 18mila persone sul campo, che spesso affrontano situazioni difficili e di emergenza.

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