Peperoncino italiano schiacciato dai prezzi cinesi. Interrogazione di Vallardi (Lega) per tutela Made in Italy

ROMA – Il peperoncino Made in Italy strangolato dai prezzi stracciati del prodotto importato dalla Cina.

Ne avevamo parlato nelle scorse settimane Peperoncini calabresi, mercato in crisi. Le importazioni dall’Asia, a prezzi 6 volte inferiori, stritolano la qualità made in Italy.

Adesso c’è una interrogazione parlamentare “Peperoncino Cinese” presentata da Gianpaolo Vallardi (Lega), presidente Commissione Agricoltura Senato, che pone l’attenzione sulle difficoltà che sta vivendo il settore.

IL TESTO COMPLETO DELL’INTERROGAZIONE 

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE IN COMMISSIONE VALLARDI, MAGORNO, TARICCO, BERGESIO, SBRANA, MOLLAME, ABATE, CALIGIURI, DE BONIS, NATURALE, PUGLIA, TRENTACOSTE, FATTORI

Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali e al Ministro dello sviluppo economico.

Per sapere, premesso che:

  • per effetto della pandemia, lo stile di vita degli italiani ha subito importanti cambiamenti, non solo da un punto di vista sociale, ma anche alimentare;
  • la chiusura anticipata degli esercizi del canale HORECA ha infatti comportato un aumento del consumo di cibi in casa, facendo riscoprire i benefici, anche in termini salutistici, di un corretto ed equilibrato consumo giornaliero degli alimenti, basato sui principi della dieta mediterranea;
  • il peperoncino è un alimento tipico della cucina italiana dalle grandi proprietà nutritive e salutistiche, tanto che il suo consumo è largamente diffuso in tutta la penisola, con una produzione concentrata prevalentemente nei territori della Calabria, che da sola realizza il 25 per cento del peperoncino italiano, della Basilicata, della Campania, del Lazio e dell’Abruzzo;
  • come denunciato dalla CIA-Confederazione italiana agricoltori questo prodotto è poco tutelato dal punto di vista del dumping estero;
  • in Italia infatti si importano più di 2 mila tonnellate di peperoncino dall’estero, dalla Cina in particolare, spesso di dubbia qualità e con prezzi assolutamente inferiori rispetto a quelli di mercato;
  • la produzione italiana, di elevatissima qualità, non è in grado di soddisfare il fabbisogno nazionale, la cui domanda è ulteriormente cresciuta a seguito della diffusione della pandemia da Covid-19;
  • il nostro Paese copre infatti non più del 20 per cento del fabbisogno, con una produzione che non supera le 400 tonnellate;
  • è evidente come l’ingresso non controllato nel nostro Paese di prodotti dall’estero, infici la qualità delle produzioni di peperoncino italiano, inquinando il mercato con prodotti, che oltre ad alterare la concorrenza a danno degli agricoltori italiani, sono anche dannosi per salute dei consumatori, spesso poco consapevoli delle loro scelte di acquisto, anche per la mancanza di informazioni chiare e trasparenti nelle etichette;
  • il prodotto cinese ha un costo medio di circa 3 euro contro i 15 del costo medio italiano; questo dipende dal fatto che, a differenza del peperoncino cinese, quello italiano è controllato e selezionato;
  • il prezzo italiano è infatti dettato dall’elevata qualità del prodotto che viene raccolto a mano e trasformato grazie all’impiego di tecniche d’avanguardia, compresi i macchinari all’ozono per una perfetta essiccazione:
  • se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e delle difficoltà che stanno vivendo le imprese italiane che operano nel settore della produzione e della trasformazione del peperoncino e quali iniziative intendano adottare per tutelare l’elevata qualità di questo prodotto tipico della cucina italiana, anche al fine di poterne accrescere la produzione nazionale.

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