Piante officinali calabresi. Una risorsa in cucina, ma anche per curare una delle patologie più diffuse, il diabete

di Giancarlo Statti e Filomena Conforti

COSENZA – L’area del mediterraneo è il terzo polo al mondo per biodiversità. Infatti, si stima che nel mondo vi siano circa 300.000 specie di piante, e, nella sola America Latina se ne contano 95.000, il che implica che la regione vanta un terzo di tutte le varietà esistenti.

Il bioma mediterraneo in quest’area, che rappresenta solamente il 2% della superficie mondiale, ospita il 20% della ricchezza floristica mondiale, inoltre, tutta l’Africa tropicale ha la stessa ricchezza vegetale (30000 taxa) delle regioni circum-mediterranee in un’area però quattro volte più grande. Il bacino mediterraneo possiede 10.8 specie/1000 kmq, tasso più elevato rispetto, per esempio, a quello della Cina (3.1), dell’India (4.7) e del Brasile (6.5), ma più basso rispetto a Colombia (40) o Panama (90).

In questo contesto, la Calabria si torva naturalmente collocata al centro geometrico del mediterraneo, in una condizione privilegiata oltre che climaticamente, anche geopedologicamente, grazie alla natura alpina del suo suolo, frutto di uno sviluppo geologico particolare avvenuto in circa 200 milioni di anni (fino all’Eocene). Il territorio regionale rappresenta, quindi, l’habitat vegetativo spontaneo in cui si sviluppano numerosi ecosistemi naturali e seminaturali, nei quali trovano posto specie e varietà il cui valore sta, non solo negli aspetti botanico-paesaggistici, ma anche nella diversità fitochimica che, dipendendo dai fattori esogeni-ambientali, oltre che genetici, è favorita dalle peculiarità territoriali.

È normale, quindi, che l’attenzione al patrimonio di biodiversità calabrese sia riservata alle mille sue ricchezze: gli endemismi spontanei, tanto rari quanto interessanti, che meritano di essere salvaguardati in aree protette (la Calabria ha tre parchi nazionali, un parco naturale regionale, 19 riserve naturali tra regionali e statali, e diverse zone zps), ma anche tanta flora spontanea a distribuzione più ampia che, dal territorio, ricava caratteristiche peculiari manifestate soprattutto in ambito salutistico.

Queste caratteristiche, oltre che nella flora spontanea, si possono ricavare anche nella biodiversità della flora coltivata, per la quale la Calabria ha fornito un habitat vegetativo in grado di accogliere e sostenere un adattamento capace di rendere uniche certe colture. Ecco, allora, completarsi il panorama di piante officinali con il patrimonio di biodiversità agraria, che la Calabria è in grado di offrire ad un mercato sempre più alla ricerca di territorialità che diventa sinonimo di qualità.

Insieme, infatti, all’introduzione in coltura di specie autoctone, anche tantissime specie importate sono diventate eccellenze e simbolo della produzione agricola regionale. Basti pensare al peperoncino, portato da Cristoforo Colombo in Spagna al ritorno del suo primo viaggio, e diffuso in tutta Europa. Ma è in Calabria che trova condizioni ideali per la coltivazione specie delle varietà a maggiore piccantezza. Anche la Patata, simbolo dell’agricoltura di montagna in Calabria, proviene originariamente dal Perù, ma si afferma come coltura in tutta Europa, e sull’altipiano silano diventa coltura intensiva e dalle eccellenti proprietà organolettiche e non solo.

I ricercatori Filomena Conforti e Giancarlo Statti, del Dipartimento di Farmacia Scienze della Salute e della Nutrizione, dell’Università della Calabria, in seno al progetto europeo di tipo Erasmus+ KA2 “MANAGEMENT OF DIABETIC DISEASE USING HYPOGLYCEMIA FOODS AND PLANT EXTRACTS” che vede coinvolte anche la Banat’s University of Agricultural Sciences and Veterinary Medicine “King Michael I of Romania” di Timisoara (Romania), e il Department of Pharmacodynamics and Biopharmacy dell’University of Szeged (Ungheria), hanno contribuito alla pubblicazione di un libro dove sono evidenziate le proprietà salutistiche di molte specie alimentari, e officinali più in generale, di Calabria. Oltre, infatti, ad essere particolarmente apprezzati per le proprietà organolettiche, cipolla, aglio, fichi e olio di oliva hanno avuto un’importante validazione scientifica delle loro proprietà salutistiche, legate alla particolare composizione di succhi ed estratti particolarmente ricchi di phytochemicals in grado di svolgere significative attività biologiche.

Trattandosi si specie alimentari le principali ricerche si sono incentrate nell’ambito delle dismetabolie. Infatti, soprattutto i bioflavonoidi presenti (un gruppo di sostanze vegetali a cui è attribuita l’attività biologica) risultano particolarmente abbondanti e notevolmente attivi nelle varietà calabresi di queste specie. È stata quindi evidenziata l’attività ipoglicemizzante degli estratti, che si esplica attraverso l’inibizione degli enzimi deputati all’assorbimento degli zuccheri complessi, rendendoli, così, meno assimilabili dall’organismo, ma anche attraverso la stimolazione della produzione di insulina Questa funzione risulta assai importante soprattutto nel caso del diabete di tipo 2 che è chiamato anche diabete mellito non insulino-dipendente o diabete dell’adulto, ed è una malattia metabolica, caratterizzata da glicemia alta in un contesto di insulino-resistenza e insulino-deficienza relativa. Questo approccio scientifico, basato su evidenze sperimentali, è stato applicato anche ad altri aspetti che caratterizzano le dismetabolie.

Cichorium Intybus

In questo quadro di riferimento, spiccano le attività attribuibili ad alcune specie tipiche della tradizione popolare calabrese: le specie alimurgiche. Le piante edibili spontanee hanno rappresentato da sempre una risorsa importantissima specie per i ceti meno abbienti e nei periodi di pandemia; da qui il termine alimurgia coniato da Giovanni Targioni-Tozzetti nel 1767 per indicare lo studio delle soluzioni da ricercare in caso di necessità (urgenza) alimentare (alimenta urgentia = Alimurgia). Questo termine è stato riproposto più recentemente da Oreste Mattirolo nel 1918, con l’aggiunta del prefisso “fito”, dal greco phytón = pianta, che rende il termine più preciso e ne definisce meglio il campo di interesse. Oggi, la fitoalimurgia riveste ruoli ben diversi rispetto a quelli del passato. Infatti, il rinnovato interesse per i prodotti naturali, sia a scopo alimentare che nutraceutico o farmaceutico, proietta le conoscenze fitoalimurgiche verso la rivalutazione delle risorse della flora e della vegetazione e favorisce azioni volte all’individuazione e alla conservazione dell’enorme potenziale genetico (germoplasma) delle specie spontanee. È così che tutte le cichorioideae (che comprendono 250 generi e più di 3700 specie) sono state molto studiate anche per le proprietà salutistiche espresse. È ben noto che dalla radice del Cichorium Intybus L. si ottiene l’inulina, un FOS (fructo-oligo-saccaride) che, oltre ad essere un apprezzato prebiotico, ha proprietà ipoglicemiche. Molti, recenti studi hanno evidenziato come l’introduzione di fibre nell’alimentazione serva ad aumentare la sazietà, migliorare la motilità intestinale e controllare i parametri metabolici (glicemia e colesterolo). In particolare l’inulina consente di miglioramento la resistenza insulinica permettendo la riduzione dell’insulina e il raggiungimento dell’omeostasi glucidica. Similmente anche Sonchus oleraceus L. e Picris hieracioides L., che vengono raccolte e consumate in alternativa al Cichorium Intybus L. presentano proprietà salutistiche similari.

Sonchus oleraceusAnche l’estratto degli asparagi (Asparagus officinalis L.) controlla la glicemia migliorando la secrezione di insulina e la funzione delle cellule beta, così come molto interessante è anche l’attività del nopal, il succo ottenuto dalle giovani pale di fico d’india (Opuntia ficus indica), sulla glicemia postprandiale, e più in generale sui fattori di rischio della sindrome metabolica. Un discorso a parte va fatto per il genere Taraxacum della famiglia delle Asteraceae che cresce nella zona temperata dell’emisfero settentrionale, ivi compresa la nostra regione soprattutto nella sua area montana, dove potrebbe essere coltivato quasi in modo intensivo, oltre a essere raccolto spontaneamente. In molti paesi il tarassaco viene consumato come alimento e in alcuni è, tradizionalmente, impiegato nella terapia per il controllo e il trattamento del diabete di tipo 2. Le proprietà antidiabetiche del dente di leone sono attribuite a componenti chimici bioattivi, questi includono acido cicorico, taraxasterolo (TS), acido clorogenico e alcuni lattoni sesquiterpenici, che sono stati oggetto di molti studi che, a partire da questi componenti, hanno evidenziato il profilo farmacologico del dente di leone per il trattamento delle iperglicemie.

Naturalmente va tenuto conto, come per tutti gli alimenti che presentano attività salutistiche importanti, che a volte il solo uso alimentare non è sufficiente a consentire l’introito di una quantità di principi attivi sufficiente a correggere gli squilibri fisiologici presenti. In questi casi, prodotti come le specie alimurgiche diventano materia prima per la realizzazione di estratti da usare in formulazioni concentrate che rappresentano gli integratori alimentari di ultima generazione. Questo approccio porta in se due risultati convergenti: da un lato si evidenzia come l’uso di prodotti come gli integratori, che sono sempre più presenti anche nelle prescrizioni mediche, ma che sono tuttavia molto criticati, o guardati con diffidenza, proprio per la reale efficacia “terapeutica”, hanno sempre più bisogno di supporti scientifici su cui basare non solo la sicurezza di impiego (la somministrazione di sostanze attive va fatta sempre sotto controllo ed indicazione del medico) , ma anche l’efficacia in termini si composizione ossia di quantità di estratti, standardizzati nei principi attivi, da inserire nelle formulazioni. Dall’altra parte, l’individuazione di usi alternativi a quelli agroalimentari apre importanti scenari per l’aumento della redditività della raccolta delle specie spontanee o anche per l’introduzione in coltura di queste specie, se non come colture primarie, come elementi funzionali che la stessa PAC (Politica Agricola Comunitaria) incentiva e finanzia: per esempio come inerbimenti produttivi di colture arboree (uliveti, agrumeti, viti) o come siepi funzionali o come colture per il recupero di aree marginali (tare aziendali).

Ecco, allora, che con una filiera di produzione di qualità, che punti a massimizzare le caratteristiche nutrizionali e non nutrizionali delle specie spontanee mangerecce tipiche del patrimonio delle officinali calabresi, queste possono trovare riscontro positivo anche presso realtà industriali a respiro europeo in settori diversi da quello alimentare, ma di grande interesse come quello salutistico, specie se sostenuta da un territorio particolarmente vocato (come il nostro), da un impianto legislativo di supporto e da un dialogo diretto con gli enti di ricerca che, per la loro terza missione, affiancano le aziende attraverso il trasferimento tecnologico.

GLI AUTORI

Giancarlo_StattiGiancarlo Statti

Full Professor of Pharmaceutical Biology – University of Calabria, Department of Pharmacy, Health and Nutritional Sciences

Filomena Conforti

Associate Professor of Pharmaceutical Biology – University of Calabria, Department of Pharmacy, Health and Nutritional Sciences

 

Ringraziamenti: Materiale sviluppato nell’ambito del progetto ERASMUS + 2014-2020, Azione chiave 2:

Progetti di partenariato strategico, CONTRATTO n. 2019-1-RO01-KA203-063499, con il titolo: Cooperazione per l’innovazione e lo scambio di buone pratiche nella dieta ipoglicemica delle persone con diabete, (HYPOGLYCEDIET), coordinato dalla Banat’s University of Agricultural Sciences and Veterinary Medicine “King Michael I of Romania di Timisoara (USAMVBT), e realizzato in collaborazione con l’Associazione dei datori di lavoro rumeni nell’industria molitoria, Bakery and Flour Products (ROMPAN), Victor University of Medicine and Pharmacy Babes ” di Timisoara, Università della Calabria, Italia e Università di Szeged, Ungheria.

Ulteriori informazioni sul progetto sono disponibili su: https://hypoglycediet.wixsite.com/website

 

 

 

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