Allevamenti sotto attacco. Barbisan (Italia Zootecnica): Basta con i pregiudizi ideologici, confronto solo su basi scientifiche

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LEGNARO (PD) – “Siamo sotto attacco. È inutile girarci intorno. Ormai non passa giorno che sui quotidiani nazionali non compaia un articolo che criminalizza gli allevamenti protetti, quelli che chi vuole far scomparire dalla faccia della terra definisce intensivi.

È in atto una campagna diffamatoria fine a sè stessa, basata solamente su un pregiudizio ideologico che non ha alcun fondamento scientifico. Non abbiamo nessuna intenzione di subire. Vogliamo un confronto tra noi e le associazioni animaliste/ambientaliste serio, franco, fondato su evidenze scientifiche inconfutabili”.

barbisanFabiano Barbisan, presidente della AOP Italia Zootecnica, organizzazione di produttori di bovini da carne che rappresenta 14 delle più importanti associazioni del settore a livello nazionale e oltre il 60% della produzione di carne in Italia, non intende sorvolare su una campagna denigratoria ben orchestrata che ogni volta mette sul banco degli imputati gli allevamenti protetti, gli allevatori, i consumi di carne.

“Nei giorni scorsi su un quotidiano nazionale è uscito un articolo in cui si fa riferimento a uno studio condotto da Greenpeace – continua Barbisan – che stigmatizza in buona sostanza la Commissione europea colpevole, a giudizio dell’associazione ambientalista, di aver destinato dal 2016 al 2020 il 32% del budget previsto dal Programma di promozione dei prodotti agroalimentari europei  a carne e latticini, destinando un ben più misero 19% a frutta e verdura. In pratica, su un totale di 776,7 milioni di euro, 252 sarebbero andati al settore da loro incriminato. Non solo. L’articolo punta il dito anche contro i cittadini europei colpevoli, si intende nell’articolo, di consumare un quantitativo doppio di carne e triplo di latticini rispetto al resto del mondo” ha concluso Barbisan.

“Siamo di fronte a un ateismo scientifico – è la dichiarazione tranchant di Giorgio Calabrese – dietologo, docente di nutrizione animale e volto noto della TV oltre che componente del Comitato degli Accademici dell’Interprofessione OI IntercarneItalia – che non può essere ritenuto una regola morale valida per tutti. Il mondo dei vegani dovrebbe sapere che i Paesi dove si vive più a lungo sono proprio quelli dove il consumo di proteine nobili è superiore ad altri dove invece il diffuso tasso di povertà impedisce alla popolazione di accedere ad alimenti come la carne. Ma dovrebbe anche ricordare che è proprio grazie al consumo della carne che l’aspettativa di vita è aumentata. Nei primi anni del Novecento la mortalità colpiva le persone a un’età media di 43 anni, oggi quella cifra è raddoppiata anche e soprattutto grazie a un’alimentazione ricca di proteine nobili come quelle contenute nella carne. I vegani vorrebbero si mangiassero più frutta e verdura? Giusto, ma non a scapito della carne bensì con un aumento parallelo in modo da favorire l’assunzione di quella fibra che aiuta ad assorbire i grassi e gli zuccheri. Quindi come in tutte le cose occorre equilibrio, anche perché se la Commissione ha stanziato più fondi per promuovere carne e latticini credo l’abbia fatto per favorire le popolazioni povere a diventare più ricche e non il contrario”.

“Assumere alimenti di origine animale è fondamentale sia per i bambini che per gli anziani – gli fa eco Agostino Macrì, scienziato di chiara fama oggi responsabile del blog www.sicurezzalimentare.it – e la demonizzazione che si fa soprattutto nei confronti della carne bovina è fuori luogo perché gli studi, quelli seri, non la escludono dall’alimentazione umana ovviamente nelle giuste proporzioni. Purtroppo dietro a questi movimenti esistono lobby molto ben strutturate che governano e cercano di condizionare le scelte alimentari delle popolazioni verso determinati prodotti”.

Intanto l’ultimo articolo apparso in questi giorni sulla stampa nazionale porta la firma di Dacia Maraini, che in un accorato appello strappalacrime afferma “se potessi, obbligherei i grandi mangiatori di carne ad andare a visitare un allevamento intensivo. Cominciando dall’odore che brucia le narici e dà voglia di vomitare”. “Con una lettera inviata al direttore del giornale che ha pubblicato l’editoriale della famosa scrittrice l’ho invitata a visitare uno dei nostri allevamenti – conclude Fabiano Barbisan – perché è evidente che non ne ha mai visitato uno e le cose che ha affermato sono tipiche di chi, purtroppo, fa dichiarazioni senza averne la necessaria contezza. Noi la ospiteremo volentieri per dimostrarle che gli allevamenti protetti non sono lager come invece lei ha erroneamente affermato”.

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