Esportiamo il riso italiano in Cina. Mipaaf: al via la prima campagna di export a casa dei più grandi produttori e consumatori mondiali

ROMA – SI è concluso il negoziato per l’esportazione di riso italiano in Cina.

L’Ambasciata italiana a Pechino – fa sapere il Mipaaf – ha comunicato oggi che tutte le riserie italiane che avevano fatto richiesta di esportare riso in Cina, sono state autorizzate dalle Autorità cinesi competenti, applicando il protocollo siglato tra le due parti l’8 aprile 2020.

Con questo ultimo passaggio, è finalmente concluso l’iter che ha portato all’apertura del mercato cinese al riso italiano e gli operatori autorizzati potranno avviare le prime spedizioni verso la Cina.

Questo risultato è frutto di una lunga ed impegnativa attività negoziale che ha coinvolto il Servizio fitosanitario nazionale, in stretta sinergia con gli operatori e gli enti scientifici di riferimento del settore, le altre strutture del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, le Istituzioni regionali e la nostra Rappresentanza diplomatica a Pechino.

L’Italia è il primo produttore dell’Unione europea con 228 mila ettari coltivati (+4% nel 2020) e 4 mila aziende che raccolgono 1,5 milione di tonnellate di risone, con 200 varietà tra le migliori del mondo: si va dal Carnaroli, il “re dei risi”, all’Arborio e al Vialone Nano, primo riso Igp, passando per il Roma e il Baldo.

L’Italia nel quadro della produzione mondiale di riso rappresenta un ‘unicum’ a livello. E’ l’unico Paese, infatti, che con una legge – la 325 del 1958 – ha imposto una classificazione delle varietà e ha imposto l’obbligo della varietà sulla confezione suddividendole in quattro gruppi (comune o originario, semifino, fino, superfino in Europa Tondo, medio, lungo). L’Italia, per questo, esprime una grandissima biodiversità come comparto risicolo unica al mondo.

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