Latte, aziende venete a rischio chiusura. Confagricoltura: riparta il tavolo di crisi

MESTRE – “Riparta il tavolo di emergenza su latte o a fine anno molti allevamenti chiuderanno i battenti”. È l’appello lanciato da Confagricoltura Veneto dopo che si sono interrotte le trattative con tutti gli attori della filiera, mirate a definire un intervento straordinario a tutela degli allevatori alla luce dei rincari dell’energia e dei costi di produzione.

“Sollecitiamo l’assessore regionale all’agricoltura, Federico Caner, a fare pressing come coordinatore nella conferenza Stato Regioni affinché le trattative ripartano – sottolinea Fabio Curto, presidente del settore lattiero-caseario di Confagricoltura Veneto -. L’ultima riunione, indetta dal ministero delle Politiche agricole, si è svolta a fine settembre ed era mirata a definire un protocollo d’intesa in cui le imprese di trasformazione e la grande distribuzione riconoscessero una valorizzazione dei prodotti lattiero-caseari con latte italiano e un prezzo minimo del latte. Interventi strutturali per il settore sono irrinunciabili alla luce di una crisi gravissima, che ci vede con prezzi fermi a 25 anni fa di 36-37 centesimi al litro ma con costi di produzione aumentati del 30 per cento tra mais, soia, foraggi ed energia. Già prima avevamo un deficit di marginalità, ma ora siamo a un punto di non ritorno. C’è già sentore di allevamenti che a fine anno chiuderanno l’attività, che una volta interrotta non sarà mai più ripresa. Non ci sarà futuro per il settore se non verrà ridistribuita la ricchezza all’interno della filiera”.

In Veneto sono circa 2.950 gli allevamenti di vacche da latte, con 1,2 milioni di tonnellate di latte munti ogni anno (dati 2020 di Veneto Agricoltura). Vicenza è in testa con 381.500 tonnellate, seguita da Verona (313.200), Padova (223.000), Treviso (160.800), Belluno (51.500), Venezia (47.760) e Rovigo (22.460). La trasformazione casearia in Veneto usa circa l’80% del latte prodotto e, in particolare, circa il 65% va ai formaggi dop. Il Grana Padano assorbe il 35% del latte regionale. Il lavoro non si è mai interrotto durante i difficili mesi del lockdown, mettendo sempre al primo posto la qualità del latte, la tutela dell’ambiente e il rispetto del benessere animale. “Chiediamo all’assessore Caner che si prenda a cuore la nostra situazione. Dal canto nostro siamo a completa disposizione per proseguire il confronto instaurato con tutti gli attori della filiera – precisa Curto – per individuare i criteri di definizione del prezzo del latte più vicini possibili al giusto riconoscimento economico. Noi continueremo a ribadire la nostra posizione a tutela del made in Italy, del lavoro quotidiano dei nostri allevatori e del livello qualitativo di questa materia prima, che è alla base di prodotti di eccellenza esportati in tutto il mondo”.

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