Olio Toscana, c’è poco da spremere. Annata ai minimi storici (-50% sul 2020) per gelate e siccità. E c’è chi non raccoglie

FIRENZE – Gelate tardive ad aprile, siccità estiva, ma anche limiti strutturali dell’oliveto toscano, su tutti la mancanza di irrigazione.

Sono queste le principali cause dell’annata da dimenticare (anche se non per tutti) dell’olio extravergine d’oliva. Buona invece la qualità e le rese.

Secondo le stime di Cia Toscana, a campagna in corso, il calo rispetto al 2020 sarà del 50% a livello regionale, con differenze considerevoli fra zona e zona, ma anche all’interno della stessa area di produzione. Se nel 2020 la produzione è stata di 160 mila quintali di olio, quest’anno difficilmente si arriverà alla soglia di 100 mila quintali. Non è andata così male nelle zone costiere, dove il raccolto ha subito solo un lieve calo rispetto allo scorso anno (-5/-10%); peggio, molto peggio, è andata nelle zone interne, in particolare nelle province di Firenze, Siena, Pistoia, con i cali maggiori ad Arezzo. In queste province si arriva tranquillamente a perdite di produzione dell’80 per cento, ed in alcuni casi si è preferito non raccogliere neppure, perché economicamente non conveniente.

“Un’annata con poca produzione in termini di quantità – conferma Giampiero Cresti, vicepresidente Consorzio Olio Toscano IGP – per vari motivi. Intanto le gelate di aprile sono state molto dannose, laddove hanno interessato gli olivi. Abbiamo avuto una stagione fredda fino a primavera, con le piante che hanno fiorito a maggio avanzato. E poi un caldo molto intenso che ha portato al fenomeno della cascola, e ad olive molto piccole di dimensioni. Non ci sono però stati casi di mosca, perché dopo il caldo si è di nuovo passati a temperature molto basse. Quanto ha influito la siccità? Abbastanza, ma non ovunque nello stesso modo. In alcuni casi i terreni hanno trattenuto umidità nel suolo, ma in molti casi le olive sono rimaste di piccole dimensioni”. Inoltre le produzioni certificate, come l’Olio Toscano Igp: “Le aziende che fanno Igp – spiega Cresti – sono generalmente più strutturate ed organizzate, ed in generale la perdita di produzione è senz’altro minore rispetto al prodotto non certificato”.

Nella zona della Valdichiana, sia in provincia di Siena sia di Arezzo, la stagione è negativa. “E’ un disastro – sottolinea Luca Marcucci (vicepresidente Cia Siena) che gestisce un frantoio a Sinalunga – la produzione è pari al 20% di una stagione media, per cui il calo è dell’80%. Il frantoio sta lavorando quantità di olio davvero minime, mancano le olive. Molte aziende, di grandi dimensioni hanno deciso di non raccogliere; questa è la realtà”.

Anche per Filippo Legnaioli (vicepresidente Cia Toscana e Cia Toscana Centro) al Frantoio del Grevepesa, a San Casciano Val di Pesa, il calo rispetto al 2020 è pesante: “Possiamo calcolare un meno 75% di produzione – dice Legnaioli -, la situazione in questa parte di Toscana interna è abbastanza generalizzata. Olive sane ma difficili da lavorare, con un rapporto polpa-nocciolo un po’ anomalo, con poca polpa a causa della siccità che ha ostacolato la maturazione del frutto. I prezzi sono in rialzo rispetto all’anno scorso”.

Un po’ meglio sembra essere andata in provincia di Grosseto. “Situazione a macchia di leopardo – commenta Amos Unfer, responsabile Gie Olivicolo Cia Toscana -. A Grosseto possiamo stimare una metà raccolto rispetto alle annate medie, ma già a pochi chilometri si arriva al meno 75%. Migliore invece sulla costa nella zona di Castiglione della Pescaia. I maggiori danni li ha fatta la gelata di aprile, la siccità ha invece causato dimensioni piccole delle olive (un terzo rispetto al normale). Buone le rese per chi ha raccolto dalla metà di ottobre (da 12%), mentre rese molto basse per chi ha raccolto nelle settimane precedenti (7%)”.

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