Veneto. Allevare e coltivare con i cavalli è una pratica agricola. Protocollo di intesa tra Confagricoltura e Fise

PADOVA – Un protocollo d’intesa firmato dalla Federazione Italia Sport Equestri (FISE) Veneto e Confagricoltura regionale, e la proposta di legge depositata in cui è stato chiesto l’emendamento di due articoli, che hanno l’obiettivo di facilitare l’allevamento, l’addestramento e il mantenimento di cavalli e asini, a oggi oltre 31.000 in Regione. Ma anche di favorire formazione e mestieri in questo settore dal grande potenziale e in cui operano in Italia dalle 40.000 alle 50.000 persone, applicando la regolamentazione del settore agricolo a una serie di attività di quello equestre. 

“È ancora tutto fermo, per questo ora chiediamo alla Camera di ricalendarizzare il provvedimento nelle prossime settimane, proseguendone l’esame. In gioco ci sono importanti passaggi per lo sviluppo non solo di scuderie e centri ippici che allevano cavalli, ma anche per snellire e implementare le attività di agriturismi e fattorie didattiche del Veneto collegate a questo affascinante animale” argomenta Clara Campese, presidente di FISE Veneto 

La FISE Veneto chiede al Parlamento, dopo il protocollo d’intesa firmato a fine anno con Confagricoltura, attenzione e operatività sulla proposta di legge depositata alla Camera “Disciplina dell’ippicoltura e delega al Governo per l’adozione di disposizioni volte allo sviluppo del settore”, volta a considerare sia l’allevamento di equidi, e i diversi mestieri che ruotano intorno al mondo equestre, attività agricole a tutti gli effetti, sia chi le esercita alla stregua di un imprenditore agricolo, con la conseguente applicazione delle disposizioni fiscali e previdenziali di cui gode quest’ultimo settore.

Nella proposta di legge presentata a giugno 2020, la cui parte legislativa è seguita dalla dott.ssa Silvia Marchetti direttore di Confagricoltura Veneto, è attualmente all’esame della Commissione Agricoltura della Camera e sono stati presentati diversi emendamenti: su uno di questi è necessario porre l’accento. L’emendamento, cui il Governo ha dato parere favorevole, già votato dalla Commissione, riguarda l’inquadramento delle attività: “L’allevamento e le attività di gestione della riproduzione, della gestazione, della nascita e dello svezzamento degli equidi, svolte in forma imprenditoriale e dirette alla cura e allo sviluppo di un ciclo biologico animale o di una fase necessaria del ciclo stesso, sono attività agricole ai sensi dell’articolo 2135, comma 1, del codice civile.” In altre parole, tali attività, esercitate dall’imprenditore agricolo, costituiscono attività connesse con il conseguente inquadramento previdenziale e fiscale che comporta.

In Veneto i cavalli sono oltre 23.000 sugli circa 500.000 a livello nazionale e la regione, secondo i dati aggiornati a ottobre scorso dell’Anagrafe Equidi, è la settima in Italia con 31.258 esemplari tra cavalli, asini, muli, bardotti e zebre, mentre FISE Veneto conta 15.000 associati su 170.000 in Italia. “Il cavallo è sempre più importante sia nelle aziende agricole, sia negli agriturismi con le attività di turismo rurale, pet therapy e fattoria didattica, dove potrebbero trovare collocazione i cavalli alla fine della carriera agonistica”, sottolineano inoltre Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto e Roberto Toniatti Giacometti, presidente della Sezione allevamenti equini di Confagricoltura Veneto che proseguono: “Attorno al cavallo, in Italia, lavorano tra le 40.000 e le 50.000 persone, con una linea ascendente soprattutto nelle attività legate all’agricoltura, dato che oltre 35.000 aziende agricole allevano equidi, di cui circa 3.000 come attività prevalente. L’equiturismo sta diventando una delle forme di turismo esperienziale più richieste nei prossimi anni. Perciò crediamo che una maggiore collaborazione tra il mondo sportivo e quello agricolo possa giovare sia in termini di allevamento che di attività turistico-ricettiva”.

“Mettere in collegamento l’universo equestre a quello agricolo è fondamentale se vogliamo stare al passo con i Paesi d’Oltralpe, dove il cavallo ha un utilizzo diffuso e non è racchiuso in una nicchia come in Italia”, conclude Clara Campese. 

Informazione pubblicitaria