ROMA – Il CONAF, che da mesi monitora la situazione dell’epidemia di peste suina africana i cui primi focolai in Italia si sono avuti in Liguria e Piemonte a gennaio, intervenendo a seguito del cinghiale infetto trovato nel parco dell’Insugherata nella capitale, dentro il raccordo anulare, invita tutti a non fomentare allarmismi. Sicuramente la peste suina è una questione seria che va affrontata con la massima attenzione e la collaborazione di tutti, ma esiste un protocollo preciso stabilito dal Commissario straordinario per la peste suina africana e a questo, ogni ente competente in materia, deve fare riferimento.
“Dobbiamo evitare di fare nascere pericolosi allarmismi che, creando il panico nella cittadinanza, rischiano di mettere in difficoltà tutto il sistema agroalimentare della città e della Regione. È il momento della responsabilità e della professionalità” – afferma Flavio Pezzoli, presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali di Roma e Provincia (ODAF Roma e provincia)- “Da parte nostra siamo disponibili a collaborare e proponiamo che venga convocato al più presto un tavolo di confronto con tutte le realtà interessate”. La stessa proposta, ossia quella di un’azione concertata tra tutti i Ministeri, le Regioni e i diversi attori della filiera suinicola, proposta a gennaio dal Conaf, quando per la prima volta ci siamo trovati di fronte a un focolaio che poteva essere il preludio di un’epidemia estremamente dannosa per l’intero comparto zootecnico nazionale.
“Considerando che il virus è molto aggressivo, poiché raggiunge livelli altissimi di mortalità degli animali malati (anche il 90%), non sottovalutiamo la comunicazione sui comportamenti corretti da mantenere. Per esempio, ricordiamo che è un virus capace di rimanere vitale anche fino a 100 giorni sopravvivendo all’interno dei salumi per alcuni mesi o di resistere alle alte temperature.” – Sabrina Diamanti, Presidente CONAF – “Sappiamo che la PSA si può debellare, come avvenuto in Repubblica Ceca (pochi mesi) o in Belgio (due anni). Il problema è la frammentazione delle competenze amministrative e gestionali fra decine di Enti, che caratterizza molte volte il nostro Paese, che non aiuta ad affrontare questa situazione. A livello nazionale deve invece essere una delle priorità per i tre Ministeri coinvolti (Salute, MITE, Politiche agricole) e deve portare a scelte uniformi, coordinate, razionali ed efficaci. E lo stesso approccio razionale, scientifico e unitario lo auspichiamo in quest’occasione, sia a livello locale che regionale.”