Urea da 350 a 850 euro/tn, fertilizzanti da +50% a + 130%. Dove va l’agricoltura? Intervista all’esperto Lorenzo Benanti

TORINO – Rincari su tutti i fronti possibili, agricoltura sotto stress, agricoltori in continua pressione dal punto di vista di costi, da quelli energetici a quelli di utenza. Intanto la nuova Pac sta per entrare in scena tra chi dice di lasciarla come è e chi vorrebbe rivederla in alcune parti, anche alla luce della geopolitica attuale. Abbiamo fatto il punto con il direttore CAA Gruppo Liberi Professionisti, Lorenzo Benanti, già presidente dei Periti Agrari.

Benanti parliamo di fertilizzanti e fitofarmaci, all’inizio del conflitto tra aumento dei prezzi e mancanza di reperimento sono stati una vera preoccupazione per l’agricoltura: a che punto possiamo dire di essere?

La produzione e la distribuzione dei mezzi tecnici come fertilizzanti e fitofarmaci, oltre a subite un grave intervento speculativo iniziale dovuto al conflitto, è stata travolta dal rincaro di materie prime e mezzi di produzione. Come evidenziano i dati reperibili dalle principali fonti di informazione il prezzo dei fertilizzanti ha subito importanti aumenti già nel 2021 (nell’autunno del 2021 i prezzi dei fertilizzanti avevano subito rincari superiori al 50% rispetto all’inizio dell’anno). Sostanzialmente dopo un periodo di stabilità che aveva visto innalzarsi i prezzi solo nel 2008. Le riviste economiche di inizio anno (2022) riferivano di prezzi andati alle stelle (l’urea è passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata con un +143%). Il conflitto russo/ucraino non ha fatto che aumentare l’impennata dei prezzi per questi prodotti e la tensione dovuta ai rapporti economici e di mercato di tutti i settori industriali e dei trasporti compreso il nostro. Al momento la situazione, se possibile, è peggiorata. Il Sali e scendi dei valori dei combustibili fossili (gas e petrolio) non fa che aumentare le tensioni e la paura di rimanere a “secco” nei prossimi mesi complica non poco le prospettive a breve e medio termine dei settori produttivi.

Lorenzo Benanti, esiste un sistema per ovviare a dipendenze di mercato tali da poter influenzare così tanto il prezzo e la materia?

Non vi sono dubbi che il fattore determinante, dopo le materie prime, è quello energetico. E’ su questo che la sfida si giocherà nei prossimi anni. Le politiche di sviluppo e di incentivo in questo ambito sono state poche e, soprattutto, poco coordinate. E’ vero che negli ultimi anni gli agricoltori più avveduti hanno sfruttato le occasioni e le opportunità derivanti da finanziamenti europei e nazionali. Sia nell’acquisizione di nuove tecnologie 4.0 (macchine ed attrezzi a ridotto consumo energetico e che riducono i consumi di acqua, fertilizzanti e fitofarmaci) che in quelle relative ai settori connessi con l’agricoltura con la produzione di bioenergie con particolare riferimento ai settori di recupero dei rifiuti organici e dei reflui (biometano) e del fotovoltaico. Ma tutto questo ha bisogno di un piano generalizzato che veda coinvolti tutti gli attori istituzionali e privati. I vincoli e le resistenze sono ancora molti e superarli per un agricoltore spesso risulta difficile.

C’è poi un discorso legato alla nuova pac: quanto inciderà sul loro utilizzo la nuova politica comunitaria?

Il mio parere è che, al momento e soprattutto alla luce di quello che è successo negli ultimi 6 mesi, le politiche previste (ed ancora da definire e comprendere nella loro vera natura) vedranno dei mutamenti. Le deroghe introdotte per la campagna corrente e le richieste di maggiori produzioni di prodotti alimentari a volte contrastano, almeno in parte, con quanto, fino ad oggi, si è prefissata la Comunità con la nuova PAC. Nei prossimi mesi saranno da valutare le decisioni generali e dei singoli paesi che negli ultimi tempi sono intervenuti per chiedere una revisione strutturale di quello che dovrebbe andare in vigore dal prossimo anno. Certamente gli incentivi all’innovazione ed alla ricerca, allo sviluppo di sistemi di consulenza sempre più vicini all’agricoltore dovrebbe essere posto alla massima attenzione di tutti gli attori. La capacità di divulgare e mettere in atto esperienze maturate dovrà, anche questa, essere messa al centro dell’attenzione di tutti gli operatori coinvolti.

Benanti, pensando al futuro come l’agricoltura potrà adattarsi a nuovi sistemi e viceversa quanto fitofarmaci e fertilizzanti potranno cambiare sulla base di una nuova agricoltura?

Gli agricoltori faranno i loro passi se giustamente incentivati (non solo economicamente) e guidati nell’evoluzione del modo di produrre. Qualcuno ha già attuato e sviluppato sistemi di produzione che tengono conto delle mutate condizioni e di ciò che serve e servirà a rimanere sul mercato. Anche le produzioni di Fertilizzanti e Fitofarmaci dovranno comunque essere sviluppate tenendo conto di quanto è successo e sta succedendo. Lo studio e la ricerca di nuovi prodotti, la selezione varietale di specie resistenti e capaci di sfruttare al meglio l’ambiente in cui sono coltivate, devono essere portate ai massimi livelli. Non ho dubbi sul fatto che le università, i centri di ricerca e le case produttrici di questi mezzi tecnici possano avere capacità ed interessi a sviluppare quanto necessario. La vera sfida sarà riuscire ad armonizzare le esigenze dei cittadini europei (del mondo) con quelle di chi si occupa di produrre e di chi è al servizio di tutto il sistema.

Lorenzo Benanti è il direttore del CAA Liberi Professionisti, istituto che nasce il 23 luglio 2001 e ottiene il riconoscimento ad operare presso le sedi riconosciute dalle diverse Regioni Italiane a partire dall’aprile 2002 (Determina Dirigenziale n. 38 del 11 aprile 2002). Nello svolgere la sua attività il CAA si è diffuso rapidamente fino ad arrivare ad operare su gran parte del territorio italiano con 58 sedi; può inoltre contare su più di 100 studi associati e sulla collaborazione di oltre 500 professionisti ed operatori tra cui: Dottori Agronomi e Forestali, Periti Agrari, Agrotecnici, Veterinari, Dottori Commercialisti, Ingegneri, Geometri, Ragionieri.

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