Vino. Pozzo, fruttaio e irrigazione a goccia. “Così combattiamo la siccità”. Il modello di un’azienda veronese

VERONA – Pozzo sotterraneo, irrigazione a goccia, fruttaio dove far appassire l’Amarone e, in futuro, pannelli fotovoltaici su tutti i tetti dell’azienda. Camilla e Selene Capurso, la nuova generazione che ha preso le redini dell’azienda vitivinicola Moranda, in Valpantena, si sono salvate così dalla grande siccità dell’estate 2022 e anche dalla crisi energetica. Dal pozzo attingono l’acqua per irrigare i 15 ettari di vigneti che si estendono nel territorio di Nesente, che viene distribuito goccia a goccia ai piedi della vite. E per far appassire le uve per il vino di punta usano il fruttaio, un ampio locale areato a fianco della cantina, che mantiene la giusta temperatura senza bisogno di condizionatori.

“La siccità l’abbiamo sentita anche qui, ma, contrariamente ad altri, non abbiamo subito perdite produttive di vino – racconta Camilla Capurso, 43 anni, vicepresidente di Confagricoltura Verona, che con la sorella quarantenne è la quinta generazione dopo il padre Giovanni, 78 anni, a proseguire la storia di famiglia iniziata nel 1896 -. Il pozzo privato, realizzato quasi 20 anni fa, è stato preziosissimo. Lo facemmo fare nel 2003, una delle estati più calde degli ultimi decenni. Capimmo in anticipo che, con la siccità e le temperature in aumento, i nostri vigneti avrebbero rischiato di subire grandi danni. Così facemmo domanda e ottenemmo la concessione. È stata una mossa azzeccata, anche se quest’anno la falda sotterranea ha sofferto parecchio la penuria d’acqua. Ma con l’irrigazione a goccia l’acqua è stata razionalizzata e le piante non sono andate in stress”.

Il cielo ha assistito l’azienda, che ha schivato la grandine di due settimane fa e ha portato a casa un’ottima vendemmia. Uve sane, di qualità, staccate da vigneti autoctoni in pianura coltivati a guyot: Corvina, Corvinone, Rondinella, Molinara e Croatina. Da lì nascono i grandi vini, Amarone e Valpolicella superiore, oltre a un igt che si chiama Diavolo Rosso e un vino dolce, Bianca, dedicato alla mamma e una grappa di amarone. In tutto circa 20.000 bottiglie all’anno, vendute in Italia, Nord Europa, nel wine shop e ai clienti (tantissimi stranieri) dell’agriturismo dell’azienda.

“Avremmo la possibilità di ampliarci, ma puntiamo molto più alla qualità che alla quantità – spiega Camilla -. Utilizziamo i più avanzati strumenti per la difesa integrata e le più aggiornate pratiche per proteggere noi stessi e l’ambiente in tutte le operazioni agronomiche, raggiungendo così una sostenibilità a tutto tondo: economica, sociale e ambientale. Abbiamo anche introdotto alcune arnie di api, insieme ad alcune piante mellifere che attirano  gli insetti, ma non per la produzione di miele bensì come sentinelle dell’ambiente. La loro salute e proliferazione ci indica che la qualità dell’aria è buona”.

Il tema dei rincari energetici, aggravato dal conflitto in Ucraina, è sentito molto anche dal mondo vinicolo. “Tutti abbiamo cifre doppie o triple in bolletta – dice Camilla Capurso -, ma al momento riusciamo a contenere i costi per l’appassimento dell’Amarone nel fruttaio perché il locale sta incanalando perfettamente l’aria e il vento, evitando di farci accendere gli impianti. Nel frattempo, abbiamo fatto domanda per accedere ai fondi del Pnrr per installare su tutti i tetti aziendali i pannelli fotovoltaici. Il tema dell’energia sarà sempre più importante per le aziende agricole e noi vogliamo farci trovare pronti”.

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