Riduzione UE uso fitofarmaci. Pedretti (Corteva): Tempi non compatibili con la ricerca, a rischio produttività agricoltura italiana

CREMONA – Il nuovo regolamento UE sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari – che per l’Italia porterà ad una riduzione entro il 2030 del 62% dell’uso e del rischio di fitofarmaci e del 54% per le sostanze attive pericolose – potrà mettere a rischio l’intera produzione agricola italiana. Anche perché dovendo produrre di meno, ci saranno più importazioni incontrollate di prodotti agroalimentari. Ma una riduzione (senza aver proposto alternative) che mette in difficoltà anche il mondo della ricerca, considerato che i tempi dello sviluppo di nuove soluzioni, non sono compatibili con le scelte di Bruxelles.

Ne abbiamo parlato con Renzo Pedretti, strategic marketing manager di Corteva Agriscience, a margine della conferenza stampa di presentazione della Linea Biologicals, nella sede di Cremona dell’azienda.

Pedretti, in termini di tempistica, come si coniugano le novità normative europee con le strategie di un’azienda come Corteva Agriscience, che investe in ricerca su scala globale?

Il regolamento per gli usi sostenibili così come è stato presentato pone una grossa sfida in termini tempistici, perché la ricerca di nuove soluzioni per la difesa delle piante ha dei tempi piuttosto lunghi. Mediamente per un agrofarmaco, dalla fase di discovery alla messa a disposizione dell’agricoltore, passano perlomeno 15 anni, senza contare il fatto che non è detto che dal momento zero si sia capaci di trovare una soluzione che possa seguire un percorso di sviluppo.

Siete comunque pronti?

La sfida è estremamente intensa, Corteva è ben attrezzata in questo senso, perché ha pensato diversi anni fa già in una direzione di sviluppo verde dell’agricoltura, ha pensato da molto tempo alla sostenibilità e ha già in cantiere diverse soluzioni che possono essere utili in ambito agricolo e agroalimentare evoluto nella direzione degli usi sostenibili.

Le aziende agricole italiane, a suo avviso, si potranno trovare di fronte ad una scelta quasi obbligata, quella di dover coltivare meno ettari e ridurre così le produzioni?

Oggi l’agrofarmaco così come i fertilizzanti, sono fattori di produzione indispensabili per poter ottenere delle produzioni di qualità e sufficientemente remunerative per l’agricoltore. Una riduzione indiscriminata dell’impiego di mezzi tecnici non supportata da valutazioni scientifiche e valutazioni di impatto, potrebbe condurre ad una minore redditività delle imprese agricole e quindi ad una rinuncia a fare impresa, e questo comporterebbe un grave rischio per l’economia del nostro paese.

Rischi anche per l’agroalimentare made in Italy?

Paradossalmente si andrebbe incontro ad un aumento del rischio anche in termini di sicurezza alimentare, perché qualora l’agricoltura italiana non fosse più capace di produrre, saremmo costretti ad aumentare il livello di importazioni da paesi dove i regolamenti non sono così stringenti come quelli europei.

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