Arance: all’agricoltore rimane il 15% del prezzo dello scaffale, ma i costi di produzione sono raddoppiati

NOVA SIRI (MT) – In un supermercato di Bologna clementine a 2.29 euro al kg e arance navel a 2.49 in confezione e a 2.29 euro/kg senza confezione.

I prezzi li ha osservati lo stesso Giuseppe Corrado, produttore agrumicolo di Nova Siri (Mt), che dalla fertile campagna del Metapontino coltiva arance e clementine che vengono poi distribuite da un grossista nei mercati di tutta Italia, al Nord in particolare.

Al produttore vanno dai 30 ai 40 centesimi al kg, ovvero circa il 15% del prezzo che il consumatore si trova sullo scaffale della grande distribuzione.

“Il prezzo all’origine è stabile con il passato, ma i costi sono ben diversi” dice. Già, perché l’escalation sui costi di produzione che è in corso da circa un anno e mezzo, e che si è acuita con la crisi energetica conseguente al conflitto in Ucraina, ha cambiato e non di poco le carte in tavola. “Il gasolio è aumentato del 50%, il concime fino al 100% ed anche i fitofarmaci costano il 30% in più rispetto allo scorso anno” dice l’agricoltore lucano. Insomma, la resa ad ettaro è sui 300-350 quintali, ma per coltivare questo ettaro i costi sono schizzati alle stelle. E come sempre, questi aumenti gravano sulle spalle dell’agricoltore e sul consumatore finale.

L’agricoltore Giuseppe Corrado

“Passando dai mitici mercati generali presenti fino alla fine degli anni Ottanta in quasi tutti i capoluoghi di provincia – sottolinea Corrado -, si è arrivati ai primi anni ’90 all’avvento massiccio della Gdo. La remunerazione per l’agricoltore sarebbe dovuta aumentare. Invece, per quello che ho potuto vivere sulla mia pelle, la Gdo incamera solo i vantaggi dell’aver evitato i passaggi di mano che c‘erano con i mercati generali, ma l’agricoltore ha sempre meno liquidazioni congrue.

La gdo, seppur nelle diverse sigle, è nei fatti sola nella commercializzazione con la stessa centrale d’acquisto. Può quindi scegliere dove comprare, quanto pagare, e acquistare merce (agrumi) dai paesi del bacino del Mediterraneo o dal Sud Africa o Sud America, a dei costi di produzione che non possiamo avere” conclude l’agricoltore.

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