Stelle di Natale, mercato sottotono. Meno produzione e calo di vendite del 30 per cento

VENEZIA – Dopo un 2021 nel segno della ripresa, si prospetta un Natale 2022 sottotono per le stelle e i fiori delle feste, che risentono fortemente degli aumenti dei costi di produzione.

Le aziende florovivaistiche hanno, infatti, ridotto i numeri di produzione delle piante in virtù del saldo negativo tra costi e ricavi. E ci sono anche serre che, dopo le feste, chiuderanno fino a primavera per risparmiare i costi del riscaldamento, arrivati alle stelle.

“Dopo i segnali di ripartenza del 2021, dobbiamo registrare un passo indietro a causa dell’impennata dei costi energetici e delle materie prime – sottolinea Claudio Previatello, vicepresidente regionale dei Giovani di Confagricoltura Veneto e florovivaista a Grignano Polesine (Rovigo).

“I nostri florovivaisti, in generale, hanno prodotto il 20-25% in meno di stelle di Natale e di ciclamini, in quanto i rincari di quest’anno sono stati una botta per i bilanci. I costi delle piantine si sono impennati, così come quello dei vasi e degli imballaggi, per non parlare del riscaldamento delle serre. Fino alla fioritura le temperature vanno sempre mantenute alte: perciò è risultato più conveniente coltivare meno ciclamini e stelle o addirittura, come ha fatto qualche serra, chiudere tutto l’inverno per riaprire in primavera. Una situazione paradossale, ma spesso necessaria per salvare l’azienda”.

Del resto, anche i consumi languono. “Questi dovrebbero essere giorni in cui si consumano le ruote dei furgoni per consegnare; invece, c’è molta calma – spiega Previatello -. Abbiamo mantenuto i prezzi più o meno invariati, ma la gente è in difficoltà, alle prese con bollette e rincari. Si stima un calo del 30% per gli acquisti di stelle e ciclamini. La stagione, del resto, non ci ha aiutato: ha fatto caldo fino a novembre e tanti fiori sono durati a lungo sui balconi. Il caldo ha accelerato, inoltre, la fioritura dei ciclamini, così molte piante sono finite al macero. È un momento difficilissimo, nel quale l’azienda più brava non è quella che riesce a guadagnare, ma che non ci rimette. Servirebbero interventi strutturali per aiutare le aziende, come una tassazione più favorevole sui costi dei vasi, ad esempio. Gli aiuti a pioggia, come il recente intervento ministeriale, sono gocce nel mare, che poco possono fare per sostenere un settore in balia delle speculazioni in atto. Perché è chiaro che la sola guerra in Ucraina non basta a spiegare questi folli aumenti dei prezzi energetici e delle materie prime. Dobbiamo riflettere su quali siano le vere cause che sottostanno a tutto questo cambiamento repentino dei prezzi, avvenuto nel giro di pochi mesi”.

Secondo i dati 2021 di Veneto Agricoltura il numero di aziende regionali attive nel florovivaismo è leggermente diminuito, attestandosi a 1.409 unità (-0,6%). La provincia di Padova, con 434 unità (invariate) concentra il 30,8% delle aziende regionali, seguita da Treviso (315 unità, +1%) e, più distanziate, Verona (217 aziende, -2,3%) e Venezia (189 aziende, – 2,1%), che registrano anche le maggiori riduzioni. In flessione pure il numero di aziende della provincia di Vicenza (118 aziende, -1,7%), mentre Rovigo (90 aziende) e Belluno (46 unità) sono rimaste stabili.

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