Accordo Conaf e Intesa Sanpaolo. Focus su contesto economico

ROMA – La filiera agroalimentare rappresenta uno dei settori chiave dell’economia del nostro Paese, ed è ai primi posti anche in Europa.

Nel 2021 il settore agroalimentare italiano (inteso come la somma di agricoltura, silvicoltura e pesca e dell’industria alimentare delle bevande e del tabacco) ha generato un valore aggiunto di circa 64 miliardi, il 4% del totale italiano, e ha dato occupazione a oltre 1 milione e 400mila addetti, il 5,5% sul totale occupazione in Italia.

Ma se consideriamo anche l’indotto e i margini del settore dei trasporti, della distribuzione e della ristorazione, il peso sull’intero sistema economico sale a circa il 13%. A livello europeo siamo il terzo Paese in termini di valore aggiunto, dopo Germania e Francia, con un contributo del 12% sul totale, e il quarto in termini di occupazione. La filiera agroalimentare ha un ruolo di rilevo anche nell’economia laziale: il valore aggiunto dell’intera filiera è di oltre 3 miliardi di euro, circa il 2% del totale regionale. Sono presenti oltre 3.800 industrie alimentari e delle bevande, che impiegano più di 21.000 dipendenti, a cui vanno aggiunte oltre 68mila aziende agricole.

I primati dell’Italia in campo agro-alimentare si esprimono soprattutto in termini di qualità delle produzioni: l’Italia è infatti il primo paese per numero di certificazioni di origine DOP, IGP e STG, con 315 produzioni nel comparto dei Cibi e 560 nei Vini. Si tratta sia di grandi produzioni italiane conosciute in tutto il mondo, ma anche di tanti piccoli prodotti di nicchia, espressione delle tradizioni del territorio e della sua ricchezza in termini di biodiversità.

Nel Lazio sono 65 i prodotti con certificazione DOP/IGP, di cui 29 nel Cibo e 36 nel Vino, con un valore economico totale di 128 milioni di euro. Tra questi ricordiamo il Carciofo Romanesco del Lazio IGP, il Kiwi di Latina IGP, la Nocciola Romana DOP, l’Oliva di Gaeta DOP, il Pane Casareccio di Genzano IGP, la Patata dell’Alto Viterbese IGP, il Pecorino Romano DOP, la Porchetta di Ariccia IGP, il Sedano bianco di Sperlonga IGP, l’Olio evo Tuscia DOP.

Alcuni di questi prodotti esprimono una specializzazione produttiva del Lazio: ad esempio nel kiwi, il Lazio con i suoi 10mila ettari circa contribuisce al 35% del totale nazionale; la nocciola copre 25mila ettari, il 28% del totale nazionale; l’oliva da tavola, con 4mila ettari, rappresenta l’11% del totale nazionale; la fragola, con 235 ettari il 12%. Minore la specializzazione della regione nel vino, anche se non mancano produzioni di qualità: il Lazio ha prodotto 1,5 milioni di ettolitri nel 2021, di cui circa l’80% in categorie DOP e IGP, ed ha esportato 82 milioni di euro di vino in valore. Tra i 36 Vini DOP della regione, ricordiamo il Castelli Romani DOP, il Cesanese del Piglio DOP, il Colli Etruschi Viterbesi DOP, l’Est! Est!! Est!!! di Montefiascone DOP, il Frascati DOP.

L’export del settore agroalimentare italiano è cresciuto molto negli ultimi anni, non si è fermato neanche durante la pandemia e nel 2021 ha superato per la prima volta il traguardo dei 50 miliardi di euro. La crescita dell’export ha portato benefici anche alla bilancia commerciale del settore agro-alimentare, che era sempre stata in deficit a causa della nostra dipendenza dall’estero per alcune commodity agricole (come la soia, i cereali foraggeri, il pesce fresco), e che dal 2019 è andata in surplus, con un avanzo commerciale che si è consolidato anche nel 2020 e nel 2021, arrivando a superare i 3 miliardi di euro.

Tutto questo è stato possibile grazie alla specializzazione dell’Italia a livello mondiale nei prodotti di qualità e in particolare nella fascia alta. Il nostro Paese, infatti, è il sesto esportatore mondiale di prodotti agro-alimentari trasformati, ma se consideriamo solo la fascia alta di prezzo, il top di gamma, l’Italia guadagna due posizioni e sale in quarta posizione. In alcune filiere, poi, la specializzazione nella fascia di prezzo più alta è particolarmente spiccata, come ad esempio per la pasta e prodotti da forno, dove l’Italia è il primo esportatore mondiale in fascia alta con una quota del 17%, ma anche nei formaggi, dove la quota di mercato arriva al 12%.

Sui mercati internazionali, l’export agro-alimentare del Lazio è raddoppiato dal 2008 ad oggi, passando da 630 milioni di euro a oltre 1,3 miliardi nel 2021. Anche nei primi nove mesi del 2022 hanno continuato a crescere, totalizzando oltre 1 miliardo in valori correnti (+5% rispetto ai primi nove mesi del 2021). Nell’Agro-Pontino è localizzato un distretto dell’Ortofrutta, che ha esportato nel 2021 205 milioni di euro (162 milioni nei primi nove mesi del 2022), di cui circa il 50% verso la Germania.

La ricerca della qualità che caratterizza la produzione agro-alimentare italiana ha portato anche ad incrementare l’attenzione al biologico: i terreni destinati alle coltivazioni biologiche in Italia sono quasi 2 milioni di ettari, un’estensione di poco inferiore a Francia e Spagna, ma in percentuale molto maggiore (il 15,2%) sul totale della superficie agricola utilizzata. Nel Lazio sono oltre 100 gli ettari vocati al biologico, il 17% della SAU totale, una percentuale maggiore rispetto alla media nazionale.

La sostenibilità è una delle grandi sfide per il futuro del settore: l’agro-alimentare ha dato prova di resilienza nel momento più difficile della pandemia, e nell’attuale contesto diventa ancora più cruciale il tema della sicurezza alimentare, intesa non soltanto come cibo buono e sano ma anche sostenibile e disponibile, ad un giusto prezzo, anche per i paesi meno auto-sufficienti dal punto di vista alimentare. Gli investimenti in tecnologia 4.0 e digitalizzazione saranno cruciali, e per questi resta il sostegno del PNRR cha ha messo a disposizione 6,8 miliardi per rendere più produttivo, più digitale e più sostenibile la produzione agro-alimentare italiana.

L’agricoltura e l’agro-industria costituiscono un terreno ottimale per l’integrazione di contenuti tecnologici avanzati derivanti da numerosi settori abilitanti, quali aerospazio, ICT, nanotecnologie, nuovi materiali e biotecnologie, che portano alla realizzazione di soluzioni altamente innovative in ambiti quali l’agricoltura di precisione e la produzione di vegetali in ambienti difficili.

Questi investimenti assumono una rilevanza ancora maggiore nell’attuale scenario economico. Il settore agro-alimentare è tra i più colpiti dalla crisi energetica e dalla carenza di alcune materie prime causata dal conflitto in Ucraina. Sono queste le evidenze che emergono anche dalle risposte di 658 colleghi della Dr Agribusiness a un’indagine condotta a ottobre-novembre del 2022.

È elevata anche la preoccupazione per i cambiamenti climatici: basta pensare ai danni provocati in Italia dalla siccità dei mesi scorsi. Le imprese del settore stanno mostrando una buona capacità di reazione: oltre a rivedere al rialzo i prezzi, hanno puntato con ancora più decisione e più intensamente di quanto si sia osservato nel resto dell’economia italiana sugli investimenti nelle rinnovabili, sull’efficientamento dei processi produttivi e sulla riduzione dei consumi e degli scarti di produzione.  

 

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