Olivicoltura in crisi, tornare alla tradizione per innovare l’agricoltura in Italia. Incontro della FAO

18 September 2019, Rome, Italy - Mauro Agnoletti – University of Florence, Chairman of the GIAHS Scientific Advisory Group. More than 2000 Years of Mediterranean Diet: A Journey from Ancient Romans to the UNESCO Recognition in 2010 - The Cultural Dimension of Food (Sheik Zayed Center).rrPhoto credit must be given: ©FAO/Giulio Napolitano. Editorial use only. Copyright ©FAO.

FIRENZE – “La stagione olivicola 2023 evidenzia non solo le conseguenze della crisi climatica, ma anche la crescita esponenziale della dipendenza italiana dall’estero. Secondo i dati di Coldiretti quasi 3 bottiglie su 4 consumate in Italia provengono dall’estero, con un record di importazioni pari a 2,2 miliardi euro nel 2022 e un incremento del 20% circa nei primi sei mesi del 2023: dobbiamo interrogarci sui prodotti che chiamiamo tipici.

Se vogliamo salvaguardare il nostro territorio e la sovranità alimentare, dobbiamo lavorare strategicamente per valorizzare le coltivazioni agricole di tipo tradizionale. Colture che producono quantità inferiori, ma hanno dimostrato di essere più resilienti a siccità ed eventi climatici estremi. per circa il 90% sono gestite da aziende agricole familiari. In occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione (16 ottobre) il prof. Mauro Agnoletti, titolare della cattedra UNESCO sui Paesaggi Agricoli presso l’Università di Firenze, interviene a commentare i dati evidenziati in questi giorni sulla produzione di olio extravergine d’oliva in Italia. Proponendo una strada alternativa: “non solo conservare, ma adottare modelli di agricoltura che si sono dimostrati dinamici e in grado di adattarsi a climi mutevoli e ambienti difficili, sostenuti anche a livello mondiale dalla FAO con il programma GIAHS (sistemi Importanti del Patrimonio Agricolo Mondiale) e in Italia dal Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali di Interesse Storico delle Conoscenze e delle Pratiche Agricole Tradizionali”, suggerisce Agnoletti.

“Si tratta di modelli che anche il Commissario Europeo all’Agricoltura ha dichiarato essere quelli a cui bisogna spesso guardare quando si parla di innovazione in agricoltura per rispondere alle crisi climatiche e politiche che sempre più spesso richiederanno di non rimanere esposti alle fluttuazioni legate alle disponibilità e ai costi dei mercati internazionali”, aggiunge il professore.

“Le soluzioni fin qui suggerite ricalcano schemi già visti in passato: piantagione di nuovi oliveti, intensificazione della produzione, irrigazione, meccanizzazione. Soluzioni che hanno dato risultati limitati, se non contradditori, visto l’abbandono di circa 9 milioni di ettari di aree agricole dal dopoguerra ad oggi, e che dal 1982 sono scomparse 2 aziende agricole su 3. Ricordare la dieta mediterranea, la tradizione storica risalente ai romani e invitare a comprare italiano è sacrosanto. Ma lo è anche ricordare che la qualità non è solo una questione di confini territoriali: il vero valore aggiunto non riproducibile del nostro paese è il paesaggio plasmato dall’uomo nel corso dei secoli attraverso pratiche agricole antiche, che oggi si rivelano anche prezioso strumento per combattere il cambiamento climatico e non esporci eccessivamente alle fluttuazioni del mercato globale”, sottolinea Agnoletti.

Di queste pratiche si parlerà a Firenze il prossimo 8 novembre 2023, in occasione di “Tradizione per la Transizione: l’agricoltura della resilienza”, giornata di studi in cui interverranno tra gli altri Sergio Marchi, Capo Segreteria Tecnica Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), Maurizio Martina, Vice-Direttore aggiunto FAO, Bruno Archi, Rappresentante permanente dell’Italia presso le Nazioni Unite a Roma, Simone Orlandini, Direttore Dipartimento DAGRI Università degli Studi di Firenze, Stefania Saccardi, Vice-Presidente della Regione Toscana. Al centro del convegno i risultati di quattro anni del progetto GIAHS Building Capacity, progetto sui sistemi agricoli di importanza globale co-finanziato da AICS, che ha portato all’individuazione di oltre 40 siti da salvaguardare e alla formazione di più di 60 manager del territorio in Asia, America del Sud, Africa, Europa.

L’appuntamento è all’Auditorium Sant’Apollonia (via San Gallo 25, Firenze) alle ore 10. Il convegno è accreditato presso l’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali: ai partecipanti saranno riconosciuti i relativi CFP. La partecipazione al convegno da parte degli Architetti prevede il riconoscimento di 1 CF da parte dell’Ordine su richiesta in autocertificazione sulla piattaforma di gestione CNAPPC. www.agriculturalheritage.com

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