Rapporto Ismea, Fini: mettere il reddito agricolo al centro della politica

ROMA – E’ stato presentato a Palazzo Merulana a Roma il rapporto Ismea sull’agroalimentare italiano, alla presenza del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. 

Di seguito l’intervento del presidente nazionale Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini.

“Nel triennio 2020-2022, tra le attività economiche, l’agricoltura è stata quella più esposta di fronte a fenomeni ed eventi epocali per portata e conseguenze. Alla pandemia Covid del 2020 ha fatto seguito una crisi innescata nell’autunno del 2021 sul fronte energetico, proseguita nella prima parte del 2022 per effetto della guerra russo-ucraina ed esasperata, fino ai giorni recenti, da siccità, eventi climatici e crisi fitosanitarie.

In tutti i comparti, ormai, le imprese agricole non riescono a coprire i costi di produzione, oltre a subire il peso dell’inflazione, del clima e delle sfide della transizione green.

Evidenze che emergono con chiarezza dagli indicatori raccolti nel Rapporto Ismea e che diventano ancora più incisive se si guarda alle dinamiche dell’anno ancora in corso con l’inflazione che si contrappone al crollo dei prezzi di alcune importanti produzioni italiane (cereali e latte in primis), le crisi climatiche e fitosanitarie che hanno eroso drasticamente la produzione di frutticole e viticole e la ripresa della fiammata energetica che tanto incide sui costi di produzione.

Cioò che occorre è rimettere al centro delle politiche nazionali ed europee l’impresa agricola e il suo reddito, a partire dalle dinamiche interne alla filiera agroalimentare con costi certificati e prezzi dignitosi per gli agricoltori, senza trascurare percorsi di aggregazione sia produttiva che organizzativa. Accanto a ciò si deve valorizzare il ruolo degli agricoltori nell’economia e nella società a partire dalle aree interne dove l’agricoltura rappresenta spesso l’unico argine contro l’abbandono e resta un fondamentale presidio economico, sociale e ambientale.

Con un’agricoltura italiana competitiva, il Made in Italy crescerà, la sicurezza alimentare avrà più garanzie, le aree interne saranno presidiate in termini sociali, economici e ambientali”.

La produzione Made in Italy vale il 14% (e il terzo posto) in Ue. Competitività peggiorata dalla siccità

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