Siccità nel vigneto: istruzioni per l’uso. Il progetto Drive Life dell’Università di Piacenza

PIACENZA – L’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e i partner di progetto hanno presentato i risultati del progetto europeo DRIVE LIFE – Strumenti e tecniche a supporto della resilienza idrica nel vigneto, sviluppato per dare una risposta alle sfide poste dalle condizioni climatiche e meteorologiche che in questi ultimi anni hanno penalizzato diverse coltivazioni, tra cui quella vitivinicola.

Con il termine “siccità idro-meteorologica” si definisce una riduzione di precipitazioni che, ove accompagnata da alte temperature, elevati livelli di evapotraspirazione e una carente gestione del suolo, può determinare condizioni critiche per la produttività dei vigneti. Secondo i modelli previsionali dell’Agenzia Europea dell’Ambiente l’area del bacino mediterraneo soggetta a tale fenomeno è destinata ad aumentare, entro la fine del secolo, del 50%. Tale scenario è aggravato dall’ uso delle risorse idriche in Europa, stimato attraverso l’indice WEI (Water Exploitation Index) che per paesi come Italia, Belgio, Spagna, Cipro e Bulgaria ha già superato la soglia del 20%, fatidica poiché indica che la risorsa idrica è in condizioni di “stress”. Tale percentuale è destinata ad aumentare in futuro. La siccità idrologica colpisce severamente in Europa i tre principali Paesi produttori di vino: Italia, Francia e Spagna con effetti su quantità e qualità del prodotto vitivinicolo, acuendo l’emergenza idrica nell’ecosistema vigneto.

Il progetto DRIVE LIFE si è proposto di affrontare contestualmente il problema della siccità e della carenza idrica individuando e proponendo soluzioni gestionali finalizzate al miglioramento della resilienza dell’ecosistema vigneto, mantenendo allo stesso tempo un alto livello di competitività del prodotto riducendo l’impronta idrica e la necessità di interventi irrigui.
L’efficacia delle tecniche di gestione del suolo e della chioma proposte è stata supportata da approfondimenti scientifici per la valutazione della risposta del suolo e della vite alle pratiche testate.
Lo sviluppo di uno strumento di monitoraggio, la app “PocketDRIVE”, permetterà ai viticoltori e ai tecnici di valutare in autonomia il livello di stress dei vigneti, valutando possibili strategie di azione nel breve e medio periodo.
Il progetto si è inoltre proposto di valutare l’impatto delle tecniche volte ad aumentare la resilienza alla siccità dei vigneti, sui servizi ecosistemici, definendo inoltre possibili strumenti di valorizzazione economica degli stessi a sostegno delle aziende “virtuose”.

Ciò che ha contraddistinto il progetto DRIVE-LIFE è stato un “Approccio partecipativo”, dei viticoltori e degli stakeholders, costruito su vari livelli.

I 6 viticoltori coinvolti, soci delle 2 cantine partners (Cantina di Vicobarone e Terre d’Oltrepò) e rappresentanti l’areale dei Colli Piacentini e l’areale dell’Oltrepò Pavese, hanno partecipato attivamente al progetto collaborando direttamente con i partners scientifici attraverso attività dedicate chiamate di “co-development”.

In questo modo sono stati protagonisti fin dalle prime battute del progetto, partendo dalla definizione dei pilastri dello strumento di monitoraggio e dalla scelta e valutazione degli effetti e dei risultati delle pratiche proposte.

I viticoltori hanno messo a disposizione del progetto la propria esperienza, il proprio know how, rendendo gli effetti di quanto applicato, nel lungo periodo, più efficace.

“Il progetto DRIVE – ha affermato Stefano Poni, del Dipartimento di Scienze delle produzioni vegetali sostenibili (DI.PRO.VE.S.) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – si è concentrato su due distretti viticoli che sono i Colli Piacentini e l’Oltrepò Pavese perché in anni recenti si assiste in queste zone a dei reiterati fenomeni di stress idrico estivo, purtroppo spesso non accompagnati dalla possibilità di irrigare. DRIVE si è concentrato in particolare su due aspetti: un aspetto di carattere più eminentemente tecnologico con anche il licenziamento di un’applicazione che può essere utilizzata su mobile per cercare di avere una diagnosi precoce di stress idrico, ma ha focalizzato l’attenzione anche su una serie di gestioni del suolo alternative che hanno lo scopo di tesaurizzare la riserva idrica naturale e di migliorare anche l’infiltrazione dell’acqua quando arriva la precipitazione. È un progetto di carattere molto applicativo che avrà sicuramente un forte potere di trasferibilità anche in realtà che sono simile a quelle in cui si è lavorato”.

Il progetto ha permesso a 4 aziende del territorio di ottenere la certificazione dell’impronta idrica.
Durante il progetto ha preso vita anche una rete di networking con altri 7 progetti europei che, parallelamente, affrontano la tematica del cambiamento climatico in agricoltura; la divulgazione dei risultati è stata supportata dalla pubblicazione di 10 articoli sulla testata online AgroNotizie.

Oltre al capofila, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, al progetto hanno partecipato l’Università degli Studi di Milano e l’Università degli Studi di Pavia, nonché Art-ER, la Cantina di Vicobarone, il Consorzio Terre dell’Oltrepò e Image Line in qualità di consulente per la comunicazione.

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