Olio extravergine d’oliva: i prezzi in Italia superano i 9,30 euro al kg, fanno paura le scorte in esaurimento. Anche Spagna e Grecia perdono il 40% di produzione

GROSSETO – In Italia quest’anno è attesa una produzione olivicola inferiore a 300 mila tonnellate, sempre sotto la media nazionale, ma comunque in crescita del 23% rispetto al raccolto dell’anno precedente.

A sottolinearlo è Certified Origins, con sede a Grosseto, anche se i dati sulle olive effettivamente raccolte in Italia fino ad ora, e quindi quasi definitivi, ci dicono che le stime saranno al ribasso e che la produzione si attesta sulle 190 mila tonnellate di olive, con un calo di circa un terzo rispetto alle previsioni (LEGGI).

Nei primi giorni di dicembre il mercato italiano si è stabilizzato, con un prezzo di circa 8,50 €/Kg, ma la corsa agli acquisti per fare le scorte per il resto del mese e i primi mesi del 2024 ha portato il prezzo a 9,30 €/Kg (valori medi). È quanto rilevato dall’Osservatorio di Certified Origins, realtà leader a livello mondiale nella produzione e distribuzione di olio d’oliva extravergine certificato (IGP e DOP), oli mono-origine e blend, che offre mensilmente una panoramica sui principali mercati del Mediterraneo.

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In Spagna, primo produttore al mondo di olio d’oliva per volumi, la carenza di scorte dall’anno precedente e la seconda raccolta consecutiva ben al di sotto la media mantengono alto il valore del nuovo raccolto iberico influenzando di conseguenza il prezzo dell’olio a livello globale e trainando la domanda di olio EVO italiano.

Fattori come l’incertezza di mercato, ancora in continua evoluzione, la mancanza di scorte e raccolti scarsi suggeriscono che la produzione, sia italiana sia globale, potrebbe essere insufficiente a soddisfare le esigenze di tutti i mercati nel corso del 2024.

Italia

Nel Sud Italia, dove si concentra la maggior parte della produzione del Paese, la situazione attuale mostra che, in particolare in Puglia, la raccolta è in linea con le previsioni di qualità. Anche in Sicilia, le stime sia in termini di produzione media sia di qualità sono rispettate. In Calabria, invece, si osserva una tendenza alla riduzione, sia nella quantità sia nella qualità, rispetto agli anni precedenti.

Spagna

Le condizioni climatiche favorevoli dell’autunno scorso hanno portato i produttori spagnoli a prevedere un modesto aumento nella produzione di quest’anno, con una crescita del 15%. Tuttavia, questo risultato è ancora inferiore alla media degli ultimi quattro anni, con un calo del 38%. La carenza di volumi dalla Spagna apre un’opportunità per incrementare l’export da parte di altri paesi leaders storici del settore come Italia, Grecia e Portogallo, insieme ad altri importanti aree produttive del Mediterraneo.

Grecia

La naturale alternanza produttiva degli olivi, che quest’anno hanno avuto una fase di riposo dopo la stagione eccezionale del 2022/23, unita alle estreme condizioni meteorologiche estive, ha portato i produttori greci a stimare un marcato calo nella produzione di quest’anno. Si prevede una riduzione di circa il 40% rispetto alla raccolta precedente e del 28% rispetto alla media degli ultimi quattro anni. La qualità dell’olio prodotto quest’anno influenzerà significativamente i prezzi sul mercato dell’olio greco.

Tunisia, Marocco e Turchia

I produttori tunisini hanno tratto vantaggio delle tanto attese piogge autunnali e da rendimenti migliori, grazie ai nuovi investimenti in frantoi e tecnologie. Per la stagione attuale, prevedono un raccolto di circa 200mila tonnellate (+22%). Anche in Marocco le stime sono positive, con previsioni di 171mila tonnellate (+10%). Qui, a causa degli alti prezzi attuali dell’olio d’oliva, i produttori destineranno ai frantoi una parte delle olive normalmente utilizzate per l’olio da tavola, aumentando così la loro produzione. La Turchia, diversamente, sta affrontando previsioni negative a causa del raccolto eccezionale dell’anno scorso, una primavera insolitamente piovosa e fredda, e il grave terremoto dello scorso febbraio che ha danneggiato l’intero settore agroalimentare. Di conseguenza, si prevede un raccolto di circa 180mila tonnellate, con un calo significativo del 57% rispetto al 2022/2023.

“Il mercato riserva ancora diverse incognite, tra cui le richieste dei consumatori, i blocchi alle esportazioni da parte di Turchia e Marocco, le instabilità politiche e un clima sempre più imprevedibile, che nel complesso potrebbero portare a nuove sfide per il settore – osserva Giovanni Quaratesi, Head of Corporate Global Affairs di Certified Origins – I nostri esperti si aspettano che entro la fine di quest’anno e l’inizio del 2024, potrebbero verificarsi ulteriori oscillazioni, sia nel mercato sia nella domanda. Ciò rende estremamente complesso fornire previsioni a lungo termine accurate, in particolare per quanto riguarda i prezzi, che si prevede potrebbero stabilizzarsi solo nel secondo trimestre del prossimo anno, a raccolta ultimata”.

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