In Germania i trattori bloccano l’economia: agricoltori in rivolta da fine dicembre per il taglio dei sussidi al gasolio, la protesta continua

BERLINO – Dal 18 dicembre scorso centinaia di agricoltori tedeschi facenti parte dell’associazione di categoria Deutscher Bauernverband hanno invaso il centro di Berlino con i loro trattori per protestare contro il taglio dei sussidi al gasolio e la fine delle esenzioni fiscali per le macchine agricole proposti dal governo.

I tagli dovrebbero consentire di risparmiare al Governo tedesco circa 900 milioni di euro all’anno, ma anche incentivare la decarbonizzazione dell’agricoltura, un settore responsabile del 7,4 per cento delle emissioni di gas serra in Germania. La proposta, però, ha provocato forti tensioni all’interno della coalizione di governo tra socialdemocratici, verdi e liberaldemocratici. Il ministro dell’agricoltura Cem Özdemir si è schierato con i manifestanti, nonostante appartenga ai verdi come il ministro dell’economia e del clima Robert Habeck.

La protesta degli agricoltori tedeschi conferma la difficoltà di ridurre i sussidi ai combustibili fossili, che rappresentano uno dei maggiori ostacoli da rimuovere per abbattere le emissioni di gas serra. L’Agenzia internazionale dell’energia avverte da anni che questi sussidi distorcono il mercato e devono essere gradualmente eliminati per favorire la transizione energetica.

Dall’Italia arriva solidarietà anche da parte di Confagricoltura. Le azioni del governo di Berlino, secondo quanto riportato dal Deutscher Bauernverband (DBV), “mettono a repentaglio la competitività e l’esistenza degli agricoltori e delle imprese di trasporto di medie dimensioni”: un rischio per il Paese e l’Europa. L’agricoltura, ricorda Palazzo della Valle, è una risorsa fondamentale per il mercato europeo; pertanto, è bene che sia messa nelle condizioni di produrre, garantendo approvvigionamenti e, quindi, sicurezza alimentare. L’aumento del costo dei carburanti è un problema che mette a rischio la competitività delle imprese agricole europee che, a causa degli elevati standard di produzione, a tutela dei consumatori, hanno costi maggiori rispetto a chi produce fuori Europa. Inoltre, è uno degli elementi che incide maggiormente sul costo del prodotto finito e quindi sul cosiddetto carrello della spesa.

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