ROMA – Con la situazione internazionale resa sempre più complessa dalla guerra tra Israele e Iran e dai rischi di un allargamento del conflitto a tutti i livelli, occorre un impegno deciso per continuare a garantire la produzione di cibo, evitando una destabilizzazione delle economie agricole già messe a dura prova dall’inflazione, dagli alti tassi d’interesse e dalle conseguenze delle recenti tempeste finanziarie, a partire dai dazi.
È l’appello lanciato dagli agricoltori del G7 in occasione della riunione dei “Grandi della Terra” in Canada, con l’attenzione focalizzata sulla crisi in Medio Oriente. Gli agricoltori del G7 si trovano ad affrontare pressioni senza precedenti mentre il mondo deve far fronte a sfide geopolitiche, economiche e ambientali sempre più complesse. Allo stesso tempo, le interruzioni del commercio e le catene di approvvigionamento frammentate stanno aumentando l’incertezza nel settore agricolo.
Inoltre, gli impatti del cambiamento climatico — siccità, inondazioni ed eventi meteorologici estremi sempre più frequenti — minacciano la produttività e mettono sotto pressione le infrastrutture rurali. Di fronte a queste sfide, gli agricoltori del G7 svolgono un ruolo fondamentale per garantire la sicurezza alimentare, promuovere l’innovazione e favorire l’adattamento climatico, contribuendo al tempo stesso a mantenere la resilienza dei sistemi alimentari nazionali e globali.
“In qualità di rappresentanti delle organizzazioni agricole del G7, riaffermiamo il nostro impegno condiviso a costruire un settore agricolo più sostenibile, sicuro e prospero – si legge in una nota a firma dei presidenti di Coldiretti, Nfu (Usa), Fnsea (Francia), Cfa (Canada), Dbv (Fermania), Nfu (Uk), Ja Zenchu (Giappone) -. Gli agricoltori del G7 sono profondamente integrati nei mercati alimentari e agroalimentari globali e svolgono un ruolo determinante nel promuovere l’innovazione agricola, la tecnologia e la stabilità dell’intero sistema. Per sostenere questo ruolo fondamentale, chiediamo ai governi del G7 di:
Sostenere un commercio trasparente e basato su regole, che favorisca la stabilità e l’accesso ai mercati.
Dare priorità all’innovazione e garantire a tutti gli agricoltori l’accesso a strumenti e tecnologie all’avanguardia.
Modernizzare regolamenti obsoleti che ostacolano la competitività e l’efficienza.
Promuovere politiche climatiche basate sulla scienza e incentivate, che aiutino gli agricoltori a migliorare la salute del suolo, aumentare la produttività e garantire la resilienza a lungo termine dei terreni agricoli.
In vista della COP 30, è fondamentale che gli agricoltori vengano riconosciuti come partner essenziali per il raggiungimento degli obiettivi climatici e di sviluppo globali. Un settore agricolo forte e sostenibile è alla base della resilienza economica e della cooperazione globale.
In conclusione, esortiamo i governi del G7 a riconoscere che un settore agricolo forte, sostenibile e resiliente non è solo vitale per le comunità rurali, ma è anche essenziale per la stabilità economica, la tutela ambientale e la cooperazione internazionale. Gli agricoltori del G7 sono pronti a collaborare con i decisori politici, i leader del settore e i partner internazionali per costruire un futuro migliore per l’agricoltura e per la società nel suo insieme”.
“Il G7 degli Agricoltori, che riunisce le sette principali organizzazioni agricole mondiali, si distingue come un forum strategico per analizzare e definire il futuro dell’agricoltura e del settore agroalimentare, in un contesto segnato da crescenti tensioni geopolitiche e commerciali – spiega Ettore Prandini, presidente Coldiretti – Insieme, chiediamo ai governi di porre la sicurezza e la sovranità alimentare al centro della loro agenda, con politiche che garantiscano la reciprocità nelle regole commerciali, sostengano l’innovazione accessibile e promuovano diete sane e naturali, contro l’ascesa dei prodotti ultra-processati e sintetici”.
“Il cibo è uno strumento di pace, dialogo e cooperazione tra i popoli – sottolinea Enzo Gesmundo, segretario generale di Coldiretti – In un momento storico di grande instabilità, l’agricoltura può e deve essere un punto di riferimento per costruire ponti tra le nazioni. Occorre rafforzare le relazioni internazionali e riaffermare l’importanza del cibo come leva strategica per lo sviluppo, la sicurezza e l’equilibrio globale”.