Crisi climatica. Serpillo (UCI): Agricoltura italiana in trincea tra grandinate e siccità. Le imprese non vanno lasciate sole

ROMA – Grandine al nord, siccità al sud: il clima estremo sta infliggendo colpi durissimi all’agricoltura italiana proprio nel cuore della stagione produttiva.

In Toscana, le vigne del Chianti e della Vernaccia di San Gimignano sono state devastate dalla grandine, mentre in Romagna, Lombardia e Veneto si contano danni a frutteti, uliveti, serre e stalle. Nella nostra penisola si registrano fino a venti eventi estremi al giorno, con una frequenza e un’intensità che non lasciano tregua alle imprese agricole.

“Ci troviamo di fronte a una vera e propria emergenza produttiva – dichiara Mario Serpillo, presidente dell’Unione Coltivatori Italiani – In molte zone del centro-nord, la produzione è stata compromessa a pochi giorni dalla raccolta. Frutta, ortaggi e uva pronti per il mercato sono stati distrutti da pochi minuti di grandine, mentre strutture agricole danneggiate e impianti da ripristinare pesano ulteriormente sui bilanci aziendali”.

Al Sud la situazione è opposta ma non meno grave: intere superfici coltivate sono in gravissima sofferenza per mancanza d’acqua. In Puglia, nel Fortore, è stato perso il 20% delle superfici coltivate a pomodoro. La stagione irrigua non è nemmeno partita e la poca acqua disponibile viene riservata al consumo civile.

In Basilicata e Sicilia gli invasi sono sotto la media e i dati ISPRA confermano un aumento dei fabbisogni idrici per via delle temperature elevate e dell’evaporazione in crescita. A peggiorare il quadro, si aggiungono quasi 130 incendi già rilevati da Effis, il triplo rispetto alla media degli ultimi vent’anni, che colpiscono campi e pascoli già provati dalla siccità.

“Ogni ettaro bruciato o devastato da un evento climatico è un pezzo di reddito che si perde, ma anche un danno all’approvvigionamento e alla  sicurezza alimentare del Paese – prosegue Serpillo.

“Non possiamo più limitarci a misurare le perdite o a ripetere all’infinito il “tormentone” (soprattutto) estivo sulla crisi idrica e sugli eventi (non più) estremi. Servono strumenti rapidi di ristoro, coperture assicurative accessibili e un piano di gestione idrica che permetta agli agricoltori di lavorare con un minimo di previsione e tutela”.

“Già nei mesi scorsi, commentando un aumento medio delle precipitazioni meteoritiche del 15% nella stagione invernale e primaverile del 2025, chiedevamo conto dello stato di diffusa inservibilità o di ridotto utilizzo degli invasi e dunque, della conseguente dispersione idrica. Il perdurare di questa situazione è inaccettabile e scandaloso”.

L’UCI ribadisce la necessità di interventi strutturali per sostenere il settore primario, duramente colpito in ogni area del Paese. La gestione dell’acqua, la prevenzione dei danni da eventi estremi e il sostegno alle imprese agricole non possono più essere considerati temi in agenda, si devono subito tradurre in opere e cantieri nel segno della snellezza burocratica, della legalità e della trasparenza.

“Se l’agricoltura si ferma – conclude Serpillo – si ferma un’intera economia, si indebolisce il tessuto sociale delle aree interne e si compromette la qualità, la quantità e i costi del cibo che arriva sulle tavole degli italiani”.

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