Dazi. Raimondo: Consumatori Usa amano la Mozzarella di Bufala Campana Dop, ma tariffe Trump frenano crescita e investimenti

CASERTA – Ansia da dazi di Trump per l’agroalimentare Made in Italy. Non fa eccezione la Mozzarella di Bufala Campana Dop, che nel mercato degli Stati Uniti ha una fetta di export che vale tra il 7 e il 10%, in valore assoluto quasi 30 milioni di euro.

Ne abbiamo parlato con Domenico Raimondo, presidente del Consorzio di Tutela Mozzarella di Bufala Campana DOP.

Presidente, quali sono i timori per gli annunciati dazi di Trump per la Mozzarella di Bufala Campana Dop?
Per i dazi del 2019, grazie a una preventiva azione ‘diplomatica’ con l’Us Dairy e le associazioni di categoria americane, la Bufala Dop fu uno dei prodotti esclusi dai dazi del primo governi Trump. Il Consorzio ha continuato ad avere un dialogo costante con gli Usa.

Al di là dei numeri attuali, i dazi penalizzerebbero le potenzialità di sviluppo del comparto negli Usa, soprattutto nel canale horeca, dove la mozzarella Dop è percepita come prodotto premium che viaggia tra i 60 e gli 80 dollari al chilo ed è apprezzata nella ristorazione di qualità. Stiamo facendo anche investimenti in innovazione tecnologica per migliorare la logistica che oggi ci penalizza, e tutto questo viene vanificato dazi cosi pesanti.

Come è percepita la Mozzarella Campana Dop dal consumatore medio americano?

Al recente Summer Fancy Food di New York siamo stati in prima fila. Abbiamo portato la filatura dal vivo in Union Square per mostrare come nasce la Mozzarella di Bufala Campana Dop: sono rimasti tutti incantati. C’è tanta voglia di Made in Italy, ma cosi è davvero dura.

Quali, dal suo punto di vista, le alternative ai dazi?

Abbiamo sempre sostenuto che la strada del dialogo fosse quella giusta per andare oltre la logica dei dazi. Gli Stati Uniti sono un mercato dalle straordinarie potenzialità, ancora da esplorare per noi, alle prese con le difficoltà logistiche di un prodotto fresco, ma su cui stiamo investendo. Intanto stiamo lavorando per consolidare l’export europeo, che rappresenta gran parte del nostro mercato.

Ha fiducia in una soluzione migliore rispetto al dazio del 30%?

Come dicevo nel 2019, riuscimmo ad essere esclusi dalla lista dei prodotti destinatari di nuovi dazi. Stavolta è andata per ora diversamente. Ma teniamo vivo quel filo rosso che ci lega agli amici americani e contiamo sul comune interesse a incrementare il business tra le rispettive realtà.

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