Dazi, Copagri: Per agroalimentare ricadute pesanti nonostante grande lavoro diplomatico

ROMA – “In attesa di conoscere e approfondire i dettagli dell’accordo sui dazi tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea, con particolare riferimento ai regimi speciali con zero dazi reciproci previsti per alcuni prodotti agroalimentari, la cui lista sarà definita nelle prossime settimane, è bene ricordare il rischio concreto che gravava sul nostro agroalimentare, per il quale tra pochi giorni sarebbero scattate tariffe del 30%; in tale ottica, essere riusciti grazie alla diplomazia a contenere i danni e ridurli della metà è certamente un fatto positivo”.

Lo sottolinea il presidente della Copagri Tommaso Battista, all’indomani dell’intesa tra due delle maggiori economie del mondo per l’imposizione di barriere tariffarie al 15%.

“Sotto altro aspetto, però, appare evidente come i dazi siano più che triplicati rispetto alle percentuali attuali, di poco inferiori al 5%, con un incremento che avrà pesanti ricadute su molte produzioni di punta del Made in Italy agroalimentare, soprattutto se sommato alla svalutazione del dollaro americano”, prosegue Battista, spiegando che “questo balletto dei numeri avrà ripercussioni più significative sui prodotti che godevano di una tassazione più bassa e una minore incisività per le produzioni che già scontavano dazi analoghi”.

“Un ragionamento a parte va fatto per il capitolo dei vini, sui quali pesa la grande incognita della mancanza di decisioni, che come chiarito dalla presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen verrà sciolta nei prossimi giorni”, aggiunge il presidente, secondo cui “trattandosi di una delle produzioni di maggior peso in termini di export negli USA, un dazio del 15% si tradurrebbe in centinaia di milioni di euro di perdite”.

“In ogni caso, per un comparto come l’agroalimentare, che fa dell’export uno dei suoi punti di forza e che ha proprio negli Stati Uniti uno dei principali mercati di sbocco, le ricadute saranno certamente pesanti; basti pensare che le esportazioni agroalimentari dell’Italia verso gli USA ammontano a quasi 8 miliardi di euro, pari al 25% di quelle comunitarie e a circa un decimo dell’export agroalimentare complessivo del Belpaese, che a fine 2024 ha sfiorato i 70 miliardi di euro in valore”, precisa Battista, ad avviso del quale, “oltre a continuare a ragionare sull’apertura di nuovi sbocchi commerciali, bisogna valutare l’attivazione di misure di sostegno di carattere nazionale e comunitario per i settori che risulteranno maggiormente colpiti”.

“In questo scenario di forte incertezza, dove molto alto e sentito era il rischio di una vera e propria guerra commerciale, lascia ben sperare il fatto che la percentuale del 15% rappresenta un tetto massimo ai dazi; in altre parole, come chiarito dalla presidente dell’Esecutivo comunitario, non ci saranno ‘cumuli’ con le barriere tariffarie precedenti, come era stato invece ipotizzato nelle settimane scorse”, conclude Battista.

Informazione pubblicitaria