MINERBIO (BO) – L’accordo della Unione Europea con il Mercosur (Mercato comune dell’America meridionale) rischia di mettere definitivamente in crisi l’ultima filiera dello zucchero rimasta in Italia.
In un contesto di mercato continentale già altamente competitivo all’interno dell’UE e mentre si negozia anche il rinnovo dell’accordo commerciale con l’Ucraina, che prevede l’importazione di 100.000 tonnellate di zucchero a dazio zero, l’introduzione di ulteriori 180.000 tonnellate dal Mercosur avrebbe concretamente effetti devastanti per la produzione nazionale. Non si tratta infatti soltanto della quantità dichiarata: a queste importazioni vanno aggiunte quelle presenti all’interno dei prodotti trasformati, che aggravano ulteriormente la saturazione del mercato europeo.
Ad oggi i prezzi dello zucchero hanno toccato i minimi degli ultimi quattro anni e ulteriori pressioni rischiano di schiacciare definitivamente i margini di produzione.
In Italia la situazione è particolarmente critica: siamo il secondo paese europeo per consumo di zucchero, ma al tempo stesso quello con la minore produzione interna, che copre appena il 10-15% del fabbisogno nazionale. Questa quota è garantita unicamente da Italia Zuccheri – Coprob, attraverso i due impianti di Minerbio (Bologna) e Pontelongo (Padova): è dunque proprio in Italia che la concorrenza si scaricherà con maggiore intensità.
Le misure di salvaguardia previste dall’accordo sono del tutto insufficienti. Le clausole non scattano automaticamente, ma soltanto dopo valutazioni complesse da parte della Commissione europea: un sistema che rischia di arrivare troppo tardi, lasciando che il settore subisca danni irreversibili. È invece necessario introdurre clausole automatiche, attivabili al verificarsi di determinate condizioni di mercato, a tutela non solo dei produttori, ma anche dei consumatori.
“Sono molto preoccupato per la situazione che si sta venendo a creare in Europa – sottolinea il Presidente di Italia Zuccheri-Coprob Luigi Maccaferri – mi sento di fare appello al Governo affinché si opponga a condizioni per noi estremamente penalizzanti al fine d’introdurre il principio di reciprocità che diventa indispensabile: chi esporta nell’Unione Europea deve rispettare gli stessi standard produttivi richiesti ai nostri produttori. Allo stesso tempo è fondamentale garantire al consumatore un’etichettatura chiara e trasparente, che indichi in modo inequivocabile l’origine dello zucchero acquistato. L’Italia non può permettersi di perdere una delle ultime filiere agroindustriali strategiche, né di dipendere completamente dalle importazioni di zucchero, prima europee e poi extraeuropee. Servono regole di tutela forti, automatiche ed efficaci, per difendere un settore che è parte integrante della nostra sicurezza alimentare e della nostra sovranità produttiva”.
Un ulteriore elemento critico riguarda gli standard produttivi: lo zucchero importato da paesi extraeuropei non sempre rispetta le stesse regole sanitarie, fitosanitarie e ambientali a cui sono sottoposti i nostri agricoltori. In Sud America, ad esempio, sono ancora autorizzati principi attivi vietati in Europa da anni. Questo determina una concorrenza sleale, con costi di produzione incomparabilmente più bassi rispetto a quelli sostenuti dalle nostre aziende.