ROMA – “Il Green Deal ha rappresentato una svolta nefasta per il comparto ortofrutticolo, privilegiando una visione ideologica pseudo-ambientalista a danno innanzitutto dei produttori”.
L’eurodeputato di Fratelli d’Italia-ECR Stefano Cavedagna, membro della Commissione ENVI del Parlamento europeo, mette subito in chiaro la sua posizione: le nuove politiche comunitarie rischiano di trasformarsi in un freno per chi ha già fatto della qualità e del legame con il territorio un punto di forza.
Secondo Cavedagna, le nuove esigenze di sostenibilità, tracciabilità e trasparenza potrebbero tradursi in “un carico normativo penalizzante”. Al contrario, le produzioni DOP e IGP rappresentano “uno dei modelli più avanzati di garanzia per il consumatore, non solo dal punto di vista della sicurezza alimentare, ma anche per la sostenibilità ambientale e la tutela della biodiversità”.
Partendo dal Regolamento sulle Indicazioni Geografiche approvato nella scorsa legislatura, Cavedagna auspica che “l’Europa riconosca e valorizzi questo patrimonio come leva strategica per il futuro, tutelando le nostre produzioni tipiche anche nei rapporti commerciali con i Paesi extra-Ue. Difendere le Indicazioni Geografiche significa rafforzare un’agricoltura identitaria, capace di generare valore e coesione sociale anche nelle aree interne e rurali, proprio per questo, come gruppo Fdi-Ecr siamo impegnati a vigilare affinché le nuove esigenze di sostenibilità, tracciabilità e trasparenza non si traducano in una gabbia normativa”.
Lo scenario internazionale, segnato da tensioni commerciali e nuove barriere doganali, rende indispensabili strumenti di difesa e valorizzazione delle filiere. In questo senso, spiega Cavedagna, “Coltivaitalia permetterà di sostenere le produzioni nazionali strategiche, diminuire la nostra dipendenza dall’estero, migliorare l’accesso al credito delle nuove imprese e favorire l’imprenditoria giovanile anche attraverso il recupero di oltre 8.000 ettari di terreni abbandonati o silenti”. Il piano, varato dal Governo con una dotazione di un miliardo di euro spalmati dal 2026 al 2028, punta su tre pilastri: olivicoltura, cereali e proteine vegetali, destinate in particolare alla mangimistica, e allevamento oltre a prevedere misure dedicate ai giovani agricoltori, dal credito agevolato alla disponibilità gratuita di terre.
Un’azione, quella di Coltivaitalia, che si inserisce in un contesto geopolitico delicato. “Lo ha detto chiaramente anche il ministro Lollobrigida intervenendo sul tema dei nuovi dazi USA: le DOP e IGP italiane sono beni insostituibili sul mercato internazionale. Eventuali barriere commerciali colpirebbero non solo le nostre imprese, ma anche l’economia americana, come dimostrato da uno studio Ambrosetti: fino al 78% del valore di alcuni prodotti resta negli Stati Uniti, lungo la filiera distributiva. Questo significa che il valore delle Indicazioni Geografiche non è solo agricolo, ma geopolitico. Difenderle significa tutelare un intero sistema-Paese”.
La valorizzazione delle Indicazioni Geografiche va poi oltre la dimensione strettamente economica e si intreccia con la cultura e il turismo. “Dietro ogni prodotto DOP o IGP – osserva Cavedagna – si cela una storia unica, che parla di territori, persone e saperi. È un patrimonio che vale oltre 20 miliardi di euro alla produzione e genera 11,6 miliardi di export, ma il suo impatto va ben oltre i numeri”.
Il turismo legato all’agroalimentare, come documenta il 1° Rapporto Turismo DOP promosso dal Ministero insieme a Qualivita, è per l’eurodeputato “una leva di sviluppo straordinaria per le aree rurali e interne del Paese. Stiamo parlando di un modello di sviluppo sostenibile e autentico, basato sull’identità, la bellezza del paesaggio, la qualità della produzione e la relazione con le comunità locali”.
Cavedagna ricorda come il nuovo Regolamento UE sulle Indicazioni Geografiche riconosca un ruolo attivo ai consorzi anche nello sviluppo turistico. “Si tratta di un passaggio storico che rafforza la multifunzionalità dell’agricoltura – e aggiunge -. Il Governo Meloni sta investendo molto su questo fronte, candidando persino la cucina italiana a Patrimonio Immateriale dell’Umanità”.
Per l’eurodeputato il messaggio è chiaro: “Valorizzare DOP e IGP non è solo un’operazione economica, ma un atto politico e culturale. È un modo per raccontare l’Italia vera, quella che cresce rimanendo fedele alle sue radici”.