Novel food, un italiano su cinque è pronto a provare. Curiosità e salute: apertura da parte dei giovani

ROMA – Pochi, ma non pochissimi: solo un italiano su cinque si dice pronto, senza se e senza ma, a provare subito i novel food.

La fascia di età compresa tra i 18 e i 34 anni è la più aperta alla sperimentazione spinta dalla curiosità, da possibili benefici per la salute e dall’attenzione alla sostenibilità. Gli over 55, invece, sono i più conservatori perché giudicano questi alimenti “estranei” alla cucina tradizionale italiana. Il fronte del rifiuto è guidato soprattutto dalle donne che guardano con sospetto, diffidenza e, a volte anche con disgusto la carne coltivata in laboratorio, le proteine derivate da insetti, alghe e meduse e altri prodotti nati dalla ricerca scientifica. E sono sempre le donne a dirsi preoccupate per possibili effetti legati alla salute.

La nuova ricerca realizzata ad aprile da Bwa Doxa, però, mette in luce come solo il 23% del campione si consideri informato sui “novel food”, senza differenze tra uomini e donne e tra le fasce d’età. Un dato, che per i ricercatori, dimostra come il tema sia comunque entrato nella discussione pubblica. Del resto, tra gli intervistati ci sono quattro consumatori su dieci, che si dicono possibilisti sulla sperimentazione a tavola, anche se “dipende dal tipo di alimento”.

Secondo Daniela Conti, responsabile del dipartimento largo consumo di Doxa-Bwa “c’è più apertura, in particolare tra le donne e i giovani verso i cibi plant-based, funzionali e sostenibili che sono già stati introdotti nella dieta di una parte della popolazione”. Anche le alghe suscitano interesse. Il blocco arriva quando si arriva agli insetti “che continuano a rappresentare – secondo Conti – una barriera quasi invalicabile confermando i dati di una ricerca realizzata in occasione dell’Expo 2015 che metteva in luce come insetti e carne sintetica erano considerati cibi tabù”.

Dieci anni dopo, comunque, la nuova indagine mette in luce che gli uomini, e gli italiani fino a 54 anni, sono i più predisposti alla sperimentazione. Ancora Conti: “Se tra i giovani e tra chi è attento a salute e ambiente ci sono già i segnali di un cambiamento rispetto ai novel food, il principale ostacolo alla loro accettazione resta di natura culturale”. Per il 39% degli italiani, infatti, il fatto che questi cibi siano ritenuti “estranei” alla tradizione gastronomica nazionale influisce negativamente sulla disponibilità a provarli. Secondo Conti “il gusto piacevole e la dimostrazione che ci siano benefici per la salute nell’utilizzo dei novel food possono essere le leve strategiche per favorire l’accettazione di questi nuovi alimenti”. E aggiunge: “Gli uomini tendono a valorizzare maggiormente gli aspetti legati al benessere, mentre i giovani appaiono più aperti a motivazioni che includono la curiosità e l’impatto ambientale”.

Vediamo i numeri: il 36% degli italiani riconosce come i novel food possano contribuire alla sostenibilità ambientale, una percentuale che sale tra i più giovani. E c’è anche un 34% del campione convinto che l’innovazione alimentare possa avere un impatto positivo sulla propria dieta.

Anche il prezzo è una barriera al consumo. La propensione degli italiani a spendere di più per alimenti legati alle nuove tendenze è limitata – solo 1 su 4 si dice disponibile a farlo ma solo in base al prodotto – e, nel contesto economico attuale segnato dal carovita questa propensione potrebbe diminuire.

Il 49% degli italiani, infatti, ha modificato le proprie abitudini negli ultimi 12 mesi a causa dell’aumento dei prezzi. Nel carrello della spesa si privilegiano prodotti in promozione mentre aumenta la frequentazione dei discount.

“Più in generale – commenta Conti – si riduce il consumo di cibi ritenuti costosi. In questo scenario, il Novel food si confronta con sfide sia culturali che economiche, ma può crescere tra le nuove generazioni e tra chi riconosce i vantaggi legati alla salute e alla sostenibilità”.

 

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