Agriumbria e dintorni. Nella terra di San Francesco, l’arte e la cultura da non perdere

Agriumbria vuol dire anche entrare in un territorio ricco di storia, arte, cultura, enogastronomia. E così, dal 29 al 31 marzo, dopo aver visitato la fiera dedicata all’agricoltura più importante del Centro Italia, vale la pena visitare la stessa Bastia Umbria e la vicina Assisi.

L’Umbria incastonata tra dolci colline e fondo valli fluviali offre ai visitatori un panorama variegato, che può offrire panorami bucolici e mozzafiato. Dalla Valle Umbra alla Valtiberina, dalle dorsali della Valnerina al massiccio dei monti Sibillini, già in epoca antica è stata teatro di diverse civiltà tra cui Umbri ed Etruschi. Fu teatro, anche, di vari avvicendamenti politici, prima sotto il dominio dell’Impero Romano con la Regio VI, dopodiché suddiviso tra Ducato di Spoleto, Impero bizantino  e Ducato di Tuscia. Dopo secoli di lotte e guerre entrò, poi, di diritto a far parte dello Stato Pontificio.

Lo stesso Carducci le ha dedicato versi sublimi in Odi Barbare (1877):

«Salve, Umbria verde, e tu del puro fonte / nume Clitumno! Sento in cuor l’antica / patria e aleggiarmi su l’accesa fronte /gl’itali iddii»

E qui, al centro dell’Umbria, si staglia sul panorama umbro un piccolo centro, di origine romana chiamato “Insula”, a causa della posizione di rilievo che aveva sul territorio lacustre-paludoso dell’epoca. Da sempre al fianco di Assisi, importante centro religioso poco distante dalle mura “isolane”, nel 1319, quando per mano delle truppe della Città di Perugia, venne distrutta, i cittadini ricostruirono la cinta muraria ed il castello con i suoi 17 torrioni (bastioni), che l’hanno resa nota come Bastia. Mercificata e soggiogate da famiglie diverse, riuscì a trovare la propria indipendenza da Assisi, solo nel 1614, redigendo il proprio statuto. Fu invasa e dominata, come tutta l’Umbria, dall’esercito di Napoleone, per esse nuovamente governata dallo Stato Pontificio (1816), per trovare “pace” nel 1861 quando fu annessa al Regno di Italia.

Severamente danneggiata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, è stata centro di sviluppo demografico ed industriale divenendo importante punto di riferimento per l’economia regionale.

La centralità geografica ha permesso, infatti, a Bastia Umbra di potersi fregiare di simboli religiosi e monumentali che la hanno resa poliedrica: La “Chiesa Collegiata di Santa Croce” costruita insieme al convento dell’ordine dei frati minori, fu teatro delle prediche del beato francescano Corrado da Offida (morto a Bastia nel 1306). Edificio emblematico per la vita religiosa, rivestito con pietra bicromatica del vicino monte Subasio. Altre architetture religiose si susseguono su tutto il territorio, dalla Chiesa di San Paolo delle Abbadesse, alla Chiesa di San Rocco, per finire alla Chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo di più recente fattura (1962). Gli altri imponenti monumenti che arricchiscono la storia di Bastia Umbra, sono l’Auditorium di Sant’Angelo (ex chiesa e più antica) edificata dentro alle mura castellane. La stessa Rocca Baglionesca (che prende il nome dalla famiglia Baglioni reggente del “fortino” dal 1431 al 1580) è l’antico fortificato della città vecchia, che ha più volte modificato la propria forma, prima roccaforte militare e poi monastero benedettino femminile.

Ad Assisi rinascono gli antichi orti monastici. Tra passato, presente e futuro

Punto nevralgico dell’Umbria, Bastia è vicino ad alcuni dei luoghi più caratteristici della regione, che facilmente possono essere raggiunti se uniti alla visita di Bastia Umbra.

A pochi minuti si trova il “colosso” di Assisi, una tappa obbligatoria, con la sua Basilica di San Francesco d’Assisi (inferiore e superiore), con anche la Basilica di Santa Chiara, la Chiesa di San Pietro e la Cattedrale di San Rufino, gli oratori dei Pellegrini e di San Francesco Piccolino; l’Eremo  delle Carceri sul monte Subasio, l’Abbazia di San Benedetto ed il Palazzo Vescovile (dove San Francesco rinunciò ai beni paterni) solo per citarne alcuni.

Nella vicina Santa Maria degli Angeli, oltre alla Basilica cinquecentesca dalla quale prende il nome, degno di menzione è la Fontana delle Ventisei cannelle (1610) voluta dalla famiglia “Medici”.

Nella piccola Tordandrea (Turris di Andrea), importante per la pittura nazionale e non solo, perché nella Chiesa di San Bernardino è contenuta una tavola del Pinturicchio.

A “Petronianum” (oggi Petrignano), merita una visita l’affresco “Madonna col Bambino in una gloria di serafini tra santi Sebastiano e Rocco” della scuola del Perugino.

Sul lato opposto si trova Civitella d’Arna, tra le poche a vantare origini umbre, anche se prima furono gli etruschi le diedero i natali. Il nome “Arna” , in etrusco, significa corrente del fiume, per via del fatto che la città sorgeva tra i due fiumi il Tevere e Chiascio. Tra i monumenti di maggiore interesse si ritrova il Castello (XII), costruito sulle fondamenta delle cisterne romane ed ancora oggi visibili, dove si posso vedere ancora tratti delle mura etrusco-romane.

Altra tappa fondamentale è quella a Rivotorto dove si sono svolti numerosi degli episodi della vita di San Francesco, celebre per aver ospitato il tugurio dove si crede abbia dimorato per un lungo periodo lo stesso Santo, ed i resti adesso custoditi nella grande chiesa, il Santuario di Rivotorto. Altri luoghi sacri e di interesse sono l’Oratorio di San Giovanni Battista, contenente tre bellissimi affreschi di autore ignoto, la Chiesa della SS. Trinità (XI secolo) e la Chiesa di Santa Maria Maddalena, tra i primi luoghi frequentati da Francesco.

Oltre che i luoghi per soddisfare lo spirito, è giusto appagare il palato ed il gusto di una cucina ricca di sapori, andando alla ricerca di quelli che sono i ristoranti ed i locali più caratteristici, per comprendere a fondo anche la tradizione enogastronomica umbra.

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