Prosek, Centinaio (Mipaaf): Italia ha fatto la sua parte, ora Bruxelles sia custode dei Trattati europei

ROMA – “A fronte dei risultati del gruppo di lavoro ci aspettiamo ora che la Commissione Ue metta un freno a un goffo e maldestro tentativo di copiare la nostra Dop più importante, e che fermi un pericoloso precedente che istituzionalizzerebbe l’Italian sounding e che quindi va contrastato con ogni mezzo”.

Lo evidenzia il sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali, il sen. Gian Marco Centinaio, al termine della riunione finale del gruppo di opposizione al Prosek che si è tenuta a Venezia.

“Oggi abbiamo ribadito che il Prosecco rappresenta una tipicità esclusivamente italiana e che il Prosek è imitazione, evocazione. I nostri tecnici hanno messo nero su bianco tutte le ragioni per dire no alla richiesta croata. Abbiamo trovato motivazioni storiche e giuridiche che ci fanno essere ottimisti. L’intero Sistema Paese – prosegue il sottosegretario – ha lavorato unito per difendere una delle eccellenze del nostro patrimonio agroalimentare, nonché il maggiore successo commerciale degli ultimi anni. Nel 2020 – ricorda Centinaio – sono state prodotte 500 milioni di bottiglie per 2,4 miliardi di euro di fatturato al consumo. Negli ultimi cinque anni sia le esportazioni sia il valore della produzione sono aumentati di circa il 30 per cento, arrivando a sfiorare una quota del 25 per cento del valore totale nazionale delle DOP del vino. Un patrimonio riconosciuto anche dall’Unesco e legato all’identità territoriale, alla nostra distintività e alla nostra cultura che non possiamo permettere sia messo a rischio. La Commissione sia ora custode dei Trattati europei, difenda le 838 Dop e Igp italiane, così come tutte le Dop degli altri paesi dell’Unione da imitazioni ed evocazioni. Ci aspettiamo che lo faccia fino in fondo. Abbiamo lavorato sodo e all’unisono nella task force per mettere a punto l’opposizione dell’Italia. Sono fiducioso che vinceremo. E non abbasseremo la guardia fino al risultato finale”, conclude Centinaio.

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