Tracciabilità nel futuro della cinta e chianina

Il futuro del comparto zootecnico passa inderogabilmente dalla tracciabilità. Una parola ormai sempre più compresa e pretesa anche fra i consumatori, una garanzia per la qualità e sicurezza alimentare. Sono tutti concordi, allevatori in primis, ma anche istituzioni e rappresentanti delle organizzazioni di categoria, che si sono dati appuntamento a Monteroni d’Arbia, Castello di Grotti, nel convegno “Produrre meglio per mangiare meglio, la tracciabilità zootecnica per la sicurezza alimentare” (all’interno della manifestazione “S’è cinta la festa”), organizzato dall’Amministrazione comunale, dall’Associazione senese allevatori con il supporto del Gal Leader.
Gli attuali sistemi che consentono la tracciabilità dell’animale, sono sempre più tecnologici, e consentono l’identificazione dell’animale, la raccolta dei dati genetici e la rintracciabilità genetica.
Opinione condivisa quindi quella di rafforzare nel futuro le politiche di tracciabilità, che dovranno comprendere l’intero sistema, dalla difesa dell’ambiente, dalla sicurezza alimentare fino alla valorizzazione del produttore stesso.
"Per tutelare il produttore bisogna tutelare il prodotto – ha sottolineato Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente -. I punti di forza dell’Italia sono “scommettere” sui saperi, sull’innovazione, sulla ricerca. E poi puntare su ciò che gli altri non hanno: paesaggio, buona cucina, prodotti di alta qualità. La gente compra i prodotti italiani perché compra un pezzo d’Italia. Nella grande distribuzione degli Stati Uniti – ha ricordato – ogni anno si vendono 17 miliardi di dollari di prodotti che hanno un riferimento all’Italia (es. parmesan) ma di questi solo 1,5 milardi di dollari sono provengono veramente dal nostro paese. Per questo vanno rafforzate le politiche di tutela dei nostri marchi e puntare sempre di più sulla qualità legata al nostro territorio che è unico al mondo".
E per restare nel settore della zootecnia i numeri evidenziano che per quanto riguarda la cinta senese sono presenti in Toscana 1850 capi da riproduzione distribuiti in 185 allevamenti (81 allevamenti e 810 capi in provincia di Siena); la Chianina conta in Italia 1145 allevamenti (il 50% in Toscana e il 10% in provincia di Siena), con 38mila capi (20mila in Toscana e 5500 a Siena). Grande interesse da parte degli allevatori senesi per un’altra razza suina locale, quel “grigio senese” che "è un incrocio fra la cinta senese e il verro bianco inglese (Large White) – ha spiegato Paolo Montemerani, direttore Associazione allevatori" che conta già 22 allevamenti nel territorio provinciale e 1500 capi annui prodotti.
E il sindaco di Monteroni d’Arbia – territorio particolarmente vocato per coltivazioni e allevamenti di origine autoctona a marchio Dop – Jacopo Armini ha ricordato l’impegno nella direzione della qualità delle produzioni locali: "L’obiettivo è quello di introdurre una nuova cultura – ha detto –, una cultura basata sull’educazione alimentare, la sicurezza del prodotto, la sua originalità e tracciabilià".

Nella foto: Nicola Zanda, presidente sezione suini Ass.Allevatori senesI; Ermete Realacci e Jacopo Armini

Franco Cervelin

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